giovedì 24 novembre 2011

La mia missione

Il cinema ha uno strano effetto su di me. Ogni volta che si guarda un film, cerco sempre un personaggio con il quale identificarmi, con il quale confrontarmi, attraverso il quale portare nella vita reale i sogni e i progetti che tutti questi personaggi cercano di realizzare con i loro gesti. Sembra sempre che ci sia una missione da compiere, e alla fine il buono vince, il cattivo perde, via i titoli di coda. Certo, dicevano gli Articolo 31, la vita non è un film, e vorrei vedere. A volte, però, sarebbe bello sapere di essere investiti di un compito, come salvare l'Alleanza Ribelle dalle forze del male, salvare il mondo dal sistema di Matrix, uccidere Bill il Macellaio per vendicare la morte del proprio padre, o anche solo intrattenere inconsapevolmente milioni di persone incollate alla televisione che guardano uno show che trasmette le tua vita 24 ore su 24.
Una missione serve a dare una prospettiva alle tue azioni, serve a riportare ordine tra il caos di mille voci, a definire veramente chi sei e che cosa vuoi. Una missione ti accomuna a persone con scopi simili, e ti allontana da quelle che invece vogliono ostacolarti. Una missione da senso a questo viaggio che è la vita, vuoto per la maggior parte del tempo. Ovviamente, non sempre finisce come dovrebbe, e anche se Luke e Neo salvano i loro mondi,nella vita quotidiana può non accadere.
Certi giorni mi piacerebbe davvero che uno come Morpheus mi contattasse nei modi che conosce per dirmi il motivo per cui sono al mondo, e in che modo posso cambiare il corso della storia, o anche solo come posso rendere migliore la vita delle altre persone, lasciare un segno.
La verità è che la vita non è un film. Ognuno di noi crede di avere uno scopo, di sapere dove vuole andare a finire e come farlo, ma pochissimi saranno davvero importanti, per gli altri, per i propri cari o per se stessi, in ultima analisi.
A me, in fondo, basterebbe solo sapere cosa mi aspetta, e cosa posso fare per farlo accadere. Ma è proprio l'imprevedibilità della vita la sua bellezza, no?

domenica 20 novembre 2011

I miei incipit

Quel ramo del lago di Como,...
La nebbia agli irti colli piovigginando sale,..
Era una notte buia e tempestosa.
Al Bar Sport non si mangia quasi mai.
Succedeva sempre che ad un certo punto uno alzava la testa...e la vedeva.
Chiamatemi Ismaele.
Era una fresca e limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una.
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome.


Uno dopo l'altro, una serie di incipit casuali dal mondo della letteratura( e chi li indovina tutti senza Google vince un premio): un paio di frasi tratte da opere che tutti dovrebbero conoscere, gli inizi di qualche libro letto e amato, quello del libro comprato anni fa e mai aperto e anche quello dell'unico romanzo mai scritto da un cane, e non da un cane qualunque, ma dal più famoso che esista.
Un problema che ho sempre avuto a scuola, in mezzo a tutti i problemi che avevo con la scuola e contro la scuola, è che non sapevo mai come iniziare un tema. Mi è sempre sembrato in qualche modo incompleto iniziare a parlare di qualcosa partendo solo da una traccia. Qualcuno dice che l'incipit, le prime righe di qualsiasi scritto, devono far capire cosa ci si può aspettare dal racconto, di intuire panorami e sviluppi futuri, di crearci i percorsi mentali lungo i quali orienteremo la nostra lettura(grazie Wiki). E io non sono mai stato d'accordo, perchè preferisco mille volte di più i colpi di scena, le sequenze che lasciano a bocca aperta, il dottor Malcom Crowe che è sempre stato un morto fin dall'inizio, Tyler Durden che scompare dalla mente di Edward Norton, Mister Orange che è il poliziotto infiltrato, Slevin Kelevra che aveva organizzato tutto e uccide i due boss. Insomma, a me piace quando chi guarda, o legge, viene portato fuori strada di continuo fino alla svolta decisiva. Ecco, io sono sempre uno da "svolta decisiva", la musica che parte in sottofondo e lo sguardo furbo di quello che ha preso in giro tutti.
Poi, mi sono ritrovato a pensare che tutte le grandi storie, tutte quelle storie in cui la situazione cambia davvero dall'inizio alla fine, da qualche parte quelle storie dovevano pur essere iniziate. E allora ho deciso di elencare in prima persona alcuni incipit, sicuramente meno famosi, e assolutamente meno rilevanti. Alcuni incipit che mi sembrano un modo come un altro per iniziare.


Dopo aver finito di cucinare, guardò la tavola e tutti gli amici seduti attorno ad essa. E sorrise.
Quarto comandamento: onora il padre e la madre.
Sentiva la tensione, ma era felice di essere lì nonostante tutto.
Fece l'errore che tanto aveva combattuto ma al quale sapeva di non riuscire a resistere.
Quell'aula era enorme, e gelida, e grigia, ma era lì il suo posto.


Quante di queste cose avverranno davvero, e a quante di queste ci sarà un seguito, fino a quella famosa svolta, nessuno lo sa. Aspettiamo in trepidante attesa.
(P.S. Se non si fosse capito, non sono neanche in grado di finire un racconto. Ma ci sarà tempo per parlarne)