Devo farlo. A parte un piccolo sfogo recente ispirato da un fratello di mentalità blucerchiato, è veramente da troppo che non parlo di Lei. Tutto ciò per le varie vicissitudini che L'hanno accompagnata, e hanno accompagnato noi, da settembre, a partire dall'impossibilità di viaggiare in lungo e in largo per questo stivale per colpa del telepass, unico residuo di un governo che è stato costretto alla fuga dopo aver depredato la nazione, neanche fosse uno di quei governi del Centrafrica che scappa con il malloppo prima che qualcun altro interessato a quel malloppo li faccia fuori. E poi la sorpresa(ma quale sorpresa, sembrava un segreto di Pulcinella) di sapere che i giocatori che tu hai sostenuto con tutta la tua voce hanno disonorato la camiseta che portano e che, in fondo, è la sola cosa che amiamo, e che mai dovrebbe essere infangata, specialmente vendendosi le partite, e sopratutto QUELLA partita, una delle poche che per noi valga davvero la pena. E ancora lo scandalo di sapere che a tirare i fili di quei burattini c'erano anche quei loschi figuri che tirano i fili di molti altri burattini, quelli che in qualche maniera, per una qualsiasi ragione, erano lì su quei gradoni con la pioggia o sotto il sole, e che ora invece la sentono alla radio.
E quindi, come ho sempre fatto una volta all'anno, ho voglia di tirare un po' le somme, spinto da un fantastico sabato passato in una città e in una gradinata gemella, con litri di birra, bandiere e braccia al cielo, come ogni sabato andrebbe trascorso. E le somme che riesco a tirare sono scarse: al di là dei risultati(modesti, veramente modesti) che la squadra ci regala settimana dopo settimana, e che sono pesantemente influenzati dalle penalizzazioni, e che potrebbero essere influenzati da ulteriori penalizzazioni(o retrocessioni dirette), e che ovviamente non hanno mai avuto un peso rilevante nelle nostre decisioni( che si vinca o si perda...), resta il problema di Noi, che dovremmo continuare a lottare contro il vero nemico, e che invece, curva per curva, continuiamo a discutere, in modo tipicamente maschile, su chi ce l'ha più lungo, forse per orgoglio, o forse per dimostrare, sopratutto fuori dai propri confini cittadini, di essere ancora vivi, quando nessuno si accorge che siamo tutti morti, siamo dei cadaveri che camminano e non lo sappiamo, solamente perchè qualcuno sta provando a toglierci quella che è sempre stata la nostra ragione di vita. E quindi, tralasciando gli ultimi rantoli di un campionato che si trascina lentamente verso l'estate, resterà questo dilemma: dovremo decidere se cambiare rotta, se lottare veramente per quello che conta sul serio, o se continuare a farci i dispetti come bambini alla materna. Abbiamo raggiunto il punto di non-ritorno, e qualcosa dovrà cambiare. Ai posteri l'ardua sentenza.
Nessun commento:
Posta un commento