"Ci fosse stato un motivo per stare qui, ti giuro sai sarei rimasto sì; son convinto che se fosse stato per me adesso forse sarei laureato e magari se Lei fosse stata con me adesso...sarei sposato! Se fossi stato, ma non sono mai stato così; insomma dai, adesso sono qui. Vuoi che dica anche se, soddisfatto di me, in fondo in fondo non lo sono mai stato, soddisfatto di che, ma va bene anche se qualche volta mi sono sbagliato...Liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa, chissà cos'è. Finchè eravamo giovani era tutta un'altra cosa, chissà perchè. Forse eravamo stupidi, però adesso siamo cosa, che cosa che, che cosa se. Quella voglia, la voglia di vivere, quella voglia che c'era allora chissà dov'è. Che cos'è stato, cos'è stato cambiare così, mi son svegliato ed era tutto qui. Vuoi sapere anche se, soddisfatto di me, in fondo in fondo non sono mai stato, soddisfatto di che, ma va bene anche se, se alla fine il passato è passato. Liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa, chissà cos'è. E la voglia, la voglia di ridere, quella voglia che c'era allora, chissà dov'è. Cosa diventò, cosa diventò quella voglia che non c'è più. Cosa diventò, cosa diventò quello che ora non c'è più"
Ci fosse stato un motivo, almeno per me, effettivamente sarei rimasto. E forse eravamo stupidi, almeno per me, però adesso siamo..cosa?? Forse lo siamo ancora, se iniziamo ad avere le traveggole e a parlare con le parole di una canzone, e tutto questo semplicemente esserci tuffati per un istante nel passato(notato il plurale maiestatis? Ecco, appunto...).
Certi giorni credo fermamente di non essere normale. Fermamente è la parola chiave. Capita quando nella tua mente fotogrammi incollati diventino il mondo a cui hai scelto di dare le spalle, e affinchè il tutto abbia un che di tragico in più, sembra essere un mondo che non ti ha fatto rigettato come credevi. In realtà tutto si risolve ad una felice occasione, da festeggiare come è giusto che si faccia, con litri di alcol che scorrono.
E questo è il risultato di una mattina nel mio cervello: mille preoccupazioni, una manciata di sensi di colpa e un ragionamento lungo ore che implode su se stesso, corroborato da una telefonata molesta alla mia Gitana preferita. E ancora a chiedermi da cosa sono libero, se da una nazione allo sfascio o dal Telepass, se da vecchi fantasmi o da nuovi schemi. Ed è vero, in fondo soddisfatto di me non lo sono mai stato. Ma va bene anche se alla fine il passato è passato, davvero.
Già, se fossi stato. Ma non sono mai stato così.
(Credo che non si capisca un cazzo, un'ulteriore prova delle contorsioni mentali di cui sono capace)
"Che facciamo stasera, Prof?""Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: cerchiamo di conquistare il mondo"
giovedì 15 dicembre 2011
mercoledì 7 dicembre 2011
La mia letterina
Caro Babbo Natale,
è da parecchio che non ti scrivo. L'ultima volta forse era per il Gameboy, o per qualche altro gioco. Quest'anno vorrei qualcosa di diverso.
Sai, si dice sempre che in questo periodo sono tutti più buoni, che la magia del Natale ci avvolge e altre stupidaggini simili, utili solo per far pubblicità alla Coca-Cola. Io sinceramente ci ho sempre creduto poco, non facevo nemmeno "il bravo" perchè sapevo che tanto i regali me li avresti portati lo stesso. Oggi però mi scopro a cercare un po' di quel calore natalizio che solo una famiglia può darti, lo stare tutti insieme, le partite a carte, lo scambio dei regali. Ed è per questo che il giorno dopo quello di Santa Claus(non Santa Nicola, il suo giorno è a maggio, lo stesso del compleanno di Superman) ho deciso che quest'anno ti chiederò di pensare alla mia famiglia.
Per loro non voglio niente di speciale. Non soldi, nè giocattoli, nè altri marchingegni con i quali qualcuno potrebbe fare uno strano uso come ad esempio collegarcisi 24/7 tramite dei cavetti conficcati nel cervello. Non ti chiedo queste cose per loro perchè arriveranno ugualmente, d'altronde è Natale. No, per loro vorrei solo serate serene, tante risate e divertimento tutti insieme, da famiglia, e per una volta si metteranno in un angolo tutti i problemi. Vorrei tante, ma tante partite a poker, sperando che non vinca sempre il padrone di casa, o il più fortunato, che poi è la stessa persona(o meglio le DUE stesse persone, quei fratelli malefici e nerd). Vorrei che passassero un Capodanno finalmente come si deve, senza che qualcuno si addormenti nel pieno di una rumorosissima discoteca, o anche evitando di passare le prime 5 ore del nuovo anno fermi in mezzo ad una strada intenti a decidere cosa fare per celebrare il 2012. Vorrei che tutti avessero quello che voglio, ma vorrei anche che nessuno abbia ciò che non può avere o non deve avere, spesso superare i limiti porta guai, e per quelle due settimane spero che nessuno di loro ne abbia. Vorrei che chi non trova il suo luogo finalmente capisca dove deve stare. Vorrei tante tavolate piene di gente divertita e birra gelata. Vorrei solo vecchie esperienze, nel nome della tradizione. Vorrei sapere come chiudere, ma come al solito non ci riesco.
Buon Natale a tutti, amici miei.
è da parecchio che non ti scrivo. L'ultima volta forse era per il Gameboy, o per qualche altro gioco. Quest'anno vorrei qualcosa di diverso.
Sai, si dice sempre che in questo periodo sono tutti più buoni, che la magia del Natale ci avvolge e altre stupidaggini simili, utili solo per far pubblicità alla Coca-Cola. Io sinceramente ci ho sempre creduto poco, non facevo nemmeno "il bravo" perchè sapevo che tanto i regali me li avresti portati lo stesso. Oggi però mi scopro a cercare un po' di quel calore natalizio che solo una famiglia può darti, lo stare tutti insieme, le partite a carte, lo scambio dei regali. Ed è per questo che il giorno dopo quello di Santa Claus(non Santa Nicola, il suo giorno è a maggio, lo stesso del compleanno di Superman) ho deciso che quest'anno ti chiederò di pensare alla mia famiglia.
Per loro non voglio niente di speciale. Non soldi, nè giocattoli, nè altri marchingegni con i quali qualcuno potrebbe fare uno strano uso come ad esempio collegarcisi 24/7 tramite dei cavetti conficcati nel cervello. Non ti chiedo queste cose per loro perchè arriveranno ugualmente, d'altronde è Natale. No, per loro vorrei solo serate serene, tante risate e divertimento tutti insieme, da famiglia, e per una volta si metteranno in un angolo tutti i problemi. Vorrei tante, ma tante partite a poker, sperando che non vinca sempre il padrone di casa, o il più fortunato, che poi è la stessa persona(o meglio le DUE stesse persone, quei fratelli malefici e nerd). Vorrei che passassero un Capodanno finalmente come si deve, senza che qualcuno si addormenti nel pieno di una rumorosissima discoteca, o anche evitando di passare le prime 5 ore del nuovo anno fermi in mezzo ad una strada intenti a decidere cosa fare per celebrare il 2012. Vorrei che tutti avessero quello che voglio, ma vorrei anche che nessuno abbia ciò che non può avere o non deve avere, spesso superare i limiti porta guai, e per quelle due settimane spero che nessuno di loro ne abbia. Vorrei che chi non trova il suo luogo finalmente capisca dove deve stare. Vorrei tante tavolate piene di gente divertita e birra gelata. Vorrei solo vecchie esperienze, nel nome della tradizione. Vorrei sapere come chiudere, ma come al solito non ci riesco.
Buon Natale a tutti, amici miei.
giovedì 24 novembre 2011
La mia missione
Il cinema ha uno strano effetto su di me. Ogni volta che si guarda un film, cerco sempre un personaggio con il quale identificarmi, con il quale confrontarmi, attraverso il quale portare nella vita reale i sogni e i progetti che tutti questi personaggi cercano di realizzare con i loro gesti. Sembra sempre che ci sia una missione da compiere, e alla fine il buono vince, il cattivo perde, via i titoli di coda. Certo, dicevano gli Articolo 31, la vita non è un film, e vorrei vedere. A volte, però, sarebbe bello sapere di essere investiti di un compito, come salvare l'Alleanza Ribelle dalle forze del male, salvare il mondo dal sistema di Matrix, uccidere Bill il Macellaio per vendicare la morte del proprio padre, o anche solo intrattenere inconsapevolmente milioni di persone incollate alla televisione che guardano uno show che trasmette le tua vita 24 ore su 24.
Una missione serve a dare una prospettiva alle tue azioni, serve a riportare ordine tra il caos di mille voci, a definire veramente chi sei e che cosa vuoi. Una missione ti accomuna a persone con scopi simili, e ti allontana da quelle che invece vogliono ostacolarti. Una missione da senso a questo viaggio che è la vita, vuoto per la maggior parte del tempo. Ovviamente, non sempre finisce come dovrebbe, e anche se Luke e Neo salvano i loro mondi,nella vita quotidiana può non accadere.
Certi giorni mi piacerebbe davvero che uno come Morpheus mi contattasse nei modi che conosce per dirmi il motivo per cui sono al mondo, e in che modo posso cambiare il corso della storia, o anche solo come posso rendere migliore la vita delle altre persone, lasciare un segno.
La verità è che la vita non è un film. Ognuno di noi crede di avere uno scopo, di sapere dove vuole andare a finire e come farlo, ma pochissimi saranno davvero importanti, per gli altri, per i propri cari o per se stessi, in ultima analisi.
A me, in fondo, basterebbe solo sapere cosa mi aspetta, e cosa posso fare per farlo accadere. Ma è proprio l'imprevedibilità della vita la sua bellezza, no?
Una missione serve a dare una prospettiva alle tue azioni, serve a riportare ordine tra il caos di mille voci, a definire veramente chi sei e che cosa vuoi. Una missione ti accomuna a persone con scopi simili, e ti allontana da quelle che invece vogliono ostacolarti. Una missione da senso a questo viaggio che è la vita, vuoto per la maggior parte del tempo. Ovviamente, non sempre finisce come dovrebbe, e anche se Luke e Neo salvano i loro mondi,nella vita quotidiana può non accadere.
Certi giorni mi piacerebbe davvero che uno come Morpheus mi contattasse nei modi che conosce per dirmi il motivo per cui sono al mondo, e in che modo posso cambiare il corso della storia, o anche solo come posso rendere migliore la vita delle altre persone, lasciare un segno.
La verità è che la vita non è un film. Ognuno di noi crede di avere uno scopo, di sapere dove vuole andare a finire e come farlo, ma pochissimi saranno davvero importanti, per gli altri, per i propri cari o per se stessi, in ultima analisi.
A me, in fondo, basterebbe solo sapere cosa mi aspetta, e cosa posso fare per farlo accadere. Ma è proprio l'imprevedibilità della vita la sua bellezza, no?
domenica 20 novembre 2011
I miei incipit
Quel ramo del lago di Como,...
La nebbia agli irti colli piovigginando sale,..
Era una notte buia e tempestosa.
Al Bar Sport non si mangia quasi mai.
Succedeva sempre che ad un certo punto uno alzava la testa...e la vedeva.
Chiamatemi Ismaele.
Era una fresca e limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una.
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome.
Uno dopo l'altro, una serie di incipit casuali dal mondo della letteratura( e chi li indovina tutti senza Google vince un premio): un paio di frasi tratte da opere che tutti dovrebbero conoscere, gli inizi di qualche libro letto e amato, quello del libro comprato anni fa e mai aperto e anche quello dell'unico romanzo mai scritto da un cane, e non da un cane qualunque, ma dal più famoso che esista.
Un problema che ho sempre avuto a scuola, in mezzo a tutti i problemi che avevo con la scuola e contro la scuola, è che non sapevo mai come iniziare un tema. Mi è sempre sembrato in qualche modo incompleto iniziare a parlare di qualcosa partendo solo da una traccia. Qualcuno dice che l'incipit, le prime righe di qualsiasi scritto, devono far capire cosa ci si può aspettare dal racconto, di intuire panorami e sviluppi futuri, di crearci i percorsi mentali lungo i quali orienteremo la nostra lettura(grazie Wiki). E io non sono mai stato d'accordo, perchè preferisco mille volte di più i colpi di scena, le sequenze che lasciano a bocca aperta, il dottor Malcom Crowe che è sempre stato un morto fin dall'inizio, Tyler Durden che scompare dalla mente di Edward Norton, Mister Orange che è il poliziotto infiltrato, Slevin Kelevra che aveva organizzato tutto e uccide i due boss. Insomma, a me piace quando chi guarda, o legge, viene portato fuori strada di continuo fino alla svolta decisiva. Ecco, io sono sempre uno da "svolta decisiva", la musica che parte in sottofondo e lo sguardo furbo di quello che ha preso in giro tutti.
Poi, mi sono ritrovato a pensare che tutte le grandi storie, tutte quelle storie in cui la situazione cambia davvero dall'inizio alla fine, da qualche parte quelle storie dovevano pur essere iniziate. E allora ho deciso di elencare in prima persona alcuni incipit, sicuramente meno famosi, e assolutamente meno rilevanti. Alcuni incipit che mi sembrano un modo come un altro per iniziare.
Dopo aver finito di cucinare, guardò la tavola e tutti gli amici seduti attorno ad essa. E sorrise.
Quarto comandamento: onora il padre e la madre.
Sentiva la tensione, ma era felice di essere lì nonostante tutto.
Fece l'errore che tanto aveva combattuto ma al quale sapeva di non riuscire a resistere.
Quell'aula era enorme, e gelida, e grigia, ma era lì il suo posto.
Quante di queste cose avverranno davvero, e a quante di queste ci sarà un seguito, fino a quella famosa svolta, nessuno lo sa. Aspettiamo in trepidante attesa.
(P.S. Se non si fosse capito, non sono neanche in grado di finire un racconto. Ma ci sarà tempo per parlarne)
La nebbia agli irti colli piovigginando sale,..
Era una notte buia e tempestosa.
Al Bar Sport non si mangia quasi mai.
Succedeva sempre che ad un certo punto uno alzava la testa...e la vedeva.
Chiamatemi Ismaele.
Era una fresca e limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una.
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome.
Uno dopo l'altro, una serie di incipit casuali dal mondo della letteratura( e chi li indovina tutti senza Google vince un premio): un paio di frasi tratte da opere che tutti dovrebbero conoscere, gli inizi di qualche libro letto e amato, quello del libro comprato anni fa e mai aperto e anche quello dell'unico romanzo mai scritto da un cane, e non da un cane qualunque, ma dal più famoso che esista.
Un problema che ho sempre avuto a scuola, in mezzo a tutti i problemi che avevo con la scuola e contro la scuola, è che non sapevo mai come iniziare un tema. Mi è sempre sembrato in qualche modo incompleto iniziare a parlare di qualcosa partendo solo da una traccia. Qualcuno dice che l'incipit, le prime righe di qualsiasi scritto, devono far capire cosa ci si può aspettare dal racconto, di intuire panorami e sviluppi futuri, di crearci i percorsi mentali lungo i quali orienteremo la nostra lettura(grazie Wiki). E io non sono mai stato d'accordo, perchè preferisco mille volte di più i colpi di scena, le sequenze che lasciano a bocca aperta, il dottor Malcom Crowe che è sempre stato un morto fin dall'inizio, Tyler Durden che scompare dalla mente di Edward Norton, Mister Orange che è il poliziotto infiltrato, Slevin Kelevra che aveva organizzato tutto e uccide i due boss. Insomma, a me piace quando chi guarda, o legge, viene portato fuori strada di continuo fino alla svolta decisiva. Ecco, io sono sempre uno da "svolta decisiva", la musica che parte in sottofondo e lo sguardo furbo di quello che ha preso in giro tutti.
Poi, mi sono ritrovato a pensare che tutte le grandi storie, tutte quelle storie in cui la situazione cambia davvero dall'inizio alla fine, da qualche parte quelle storie dovevano pur essere iniziate. E allora ho deciso di elencare in prima persona alcuni incipit, sicuramente meno famosi, e assolutamente meno rilevanti. Alcuni incipit che mi sembrano un modo come un altro per iniziare.
Dopo aver finito di cucinare, guardò la tavola e tutti gli amici seduti attorno ad essa. E sorrise.
Quarto comandamento: onora il padre e la madre.
Sentiva la tensione, ma era felice di essere lì nonostante tutto.
Fece l'errore che tanto aveva combattuto ma al quale sapeva di non riuscire a resistere.
Quell'aula era enorme, e gelida, e grigia, ma era lì il suo posto.
Quante di queste cose avverranno davvero, e a quante di queste ci sarà un seguito, fino a quella famosa svolta, nessuno lo sa. Aspettiamo in trepidante attesa.
(P.S. Se non si fosse capito, non sono neanche in grado di finire un racconto. Ma ci sarà tempo per parlarne)
venerdì 28 ottobre 2011
La NOSTRA Famiglia
Come ci insegna il buon Superman-al quale faremo visita, nell'immediato futuro, in alto le pinte, fino a che le nostre cellule celebrali non saranno vinte- l'effetto persuasivo della pubblicità è difficile da ignorare. E in questi giorni, sarà lo spirito della nuova casa, sembra di essere bombardati da criminali, complotti e omicidi plurimi, complice una recente passione per gli anni di piombo italiani. Tutto è nato quando decidemmo, con LaScusa, alle 4 di mattina di una domenica, di vedere il film Romanzo Criminale, che solo EnergiaPura aveva già visto, e da cui ero stato affascinato da sempre ma che non avevo mai visto, forse a causa di una vecchia promessa con una persona che non ricorderà neanche la promessa stessa in questione. E ne rimanemmo talmente impressionati da spargerlo come un virus alle poche altre persone cui potevamo farlo, tipo Gitana, o Edinson, al punto che l'abbiamo visto una ventina di volte in un mese, abbiamo visto anche la serietv prodotta dopo il film, e al punto che qualcuno, il più rimasto sotto di tutti, ha deciso di comprare anche il libro da cui è tratto il film.
Insomma, in tutto questo marasma per la Banda della Magliana, per tutto quello che le girava attorno e per tutto quello che girava in quella che era l'Italia dei nostri genitori, un minimo accostamento tra Noi e loro ha fatto scattare le nostre menti, al punto che volavano soprannomi e idee come se non ci fosse un domani. E, di rimbalzo, ha fatto partire la mia mente verso le solite associazioni di idee metaforiche che tanto amo. Già, perchè anche Noi siamo una famiglia. Siamo La Famigghia.
Gli interessi della nostra Famiglia sono molteplici: vanno dal gioco d'azzardo, quando ci rubiamo i soldi tra di noi con quel gioco che tanto ci piace(tanto vince sempre lui, quello con il tappo di GiovanniPeroni in fronte), al commercio e al consumo di alcolici, dalle paglie, complicate transazioni riguardanti software vari e una serie di pulsanti colorati da premere, a veri e propri servizi di spionaggio. Come tutte le altre famiglie, abbiamo spesso a che fare con un atteggiamento prevenuto da parte delle forze dell'ordine nei nostri confronti: capita spesso, infatti, che quando ci fermano mentre guidiamo e ci guardano la patente non ce la restituiscano, chissà poi perchè.
Nella nostra Famiglia vige l'omertà: inutile ricordare l'episodio di quando due dei nostri "dimenticarono" o "non sapevano" o "erano girati dall'altra parte" o "sorry, we don't speak italian" riguardo un fattaccio riguardante un altro dei criminali della Famiglia. Questo poi è direttamente collegato a tutti i segreti che la nostra Famiglia conosce riguardo chiunque abbia anche solo avuto a che fare con essa, segreti che farebbero impallidire anche il Divo Giulio e che hanno provocato scossoni violenti quando svelati dopo le minacce, o che sicuramente provocherebbero scismi di governo e rivolte sociali qualora venissero svelati, nei rari casi in cui si è riuscito a tacere anche dopo anni, visto che in molti, nella nostra Famiglia, non hanno mai imparato che chi si fa gli affari propri campa cento anni.
La nostra Famiglia è nata nella Città, ma con il tempo si è ramificata per essere forte in tutta la Nazione, e conta adepti sia nella Town, che nella CittàEterna e anche in uno sperduto paese dell'alta valle del Po accerchiato da paludi e zanzare. Inoltre, la nostra Famiglia saltuariamente fa affari con nazioni estere, per esempio transazioni di enormi quantità di alcolici verso la Grecia, o anche rapporti riguardo a carichi di droghe con alcune Famiglie olandesi, per cui capita che a intervalli regolari qualcuno della Famiglia debba recarsi nella loro capitale per porgere gli omaggi a nome di tutta la Famiglia.
Dalla nostra Famiglia solitamente si esce solo con i piedi in avanti, e Dio solo sa quanti cadaveri abbiamo dovuto seppellire, perchè sapevano troppo o perchè avevano cercato di tradirci, ma non è affatto difficile entrarvici, visto che siamo continuamente alla ricerca di partner per affari poco chiari. Una volta sola è stato concesso il Gran Perdono ad uno dei componenti storici, che aveva fraternizzato troppo a lungo con la leader di un'altra organizzazione rivale, probabilmente di leggero stampo sinistroide, ma gli furono concesse le attenuanti del caso(per un uomo QUELLA attenuante lì conta, eccome se conta...) e fu reintegrato a pieno titolo.
Per me, la NOSTRA Famiglia è la migliore e chiacchiere non ce ne vogliono
Insomma, in tutto questo marasma per la Banda della Magliana, per tutto quello che le girava attorno e per tutto quello che girava in quella che era l'Italia dei nostri genitori, un minimo accostamento tra Noi e loro ha fatto scattare le nostre menti, al punto che volavano soprannomi e idee come se non ci fosse un domani. E, di rimbalzo, ha fatto partire la mia mente verso le solite associazioni di idee metaforiche che tanto amo. Già, perchè anche Noi siamo una famiglia. Siamo La Famigghia.
Gli interessi della nostra Famiglia sono molteplici: vanno dal gioco d'azzardo, quando ci rubiamo i soldi tra di noi con quel gioco che tanto ci piace(tanto vince sempre lui, quello con il tappo di GiovanniPeroni in fronte), al commercio e al consumo di alcolici, dalle paglie, complicate transazioni riguardanti software vari e una serie di pulsanti colorati da premere, a veri e propri servizi di spionaggio. Come tutte le altre famiglie, abbiamo spesso a che fare con un atteggiamento prevenuto da parte delle forze dell'ordine nei nostri confronti: capita spesso, infatti, che quando ci fermano mentre guidiamo e ci guardano la patente non ce la restituiscano, chissà poi perchè.
Nella nostra Famiglia vige l'omertà: inutile ricordare l'episodio di quando due dei nostri "dimenticarono" o "non sapevano" o "erano girati dall'altra parte" o "sorry, we don't speak italian" riguardo un fattaccio riguardante un altro dei criminali della Famiglia. Questo poi è direttamente collegato a tutti i segreti che la nostra Famiglia conosce riguardo chiunque abbia anche solo avuto a che fare con essa, segreti che farebbero impallidire anche il Divo Giulio e che hanno provocato scossoni violenti quando svelati dopo le minacce, o che sicuramente provocherebbero scismi di governo e rivolte sociali qualora venissero svelati, nei rari casi in cui si è riuscito a tacere anche dopo anni, visto che in molti, nella nostra Famiglia, non hanno mai imparato che chi si fa gli affari propri campa cento anni.
La nostra Famiglia è nata nella Città, ma con il tempo si è ramificata per essere forte in tutta la Nazione, e conta adepti sia nella Town, che nella CittàEterna e anche in uno sperduto paese dell'alta valle del Po accerchiato da paludi e zanzare. Inoltre, la nostra Famiglia saltuariamente fa affari con nazioni estere, per esempio transazioni di enormi quantità di alcolici verso la Grecia, o anche rapporti riguardo a carichi di droghe con alcune Famiglie olandesi, per cui capita che a intervalli regolari qualcuno della Famiglia debba recarsi nella loro capitale per porgere gli omaggi a nome di tutta la Famiglia.
Dalla nostra Famiglia solitamente si esce solo con i piedi in avanti, e Dio solo sa quanti cadaveri abbiamo dovuto seppellire, perchè sapevano troppo o perchè avevano cercato di tradirci, ma non è affatto difficile entrarvici, visto che siamo continuamente alla ricerca di partner per affari poco chiari. Una volta sola è stato concesso il Gran Perdono ad uno dei componenti storici, che aveva fraternizzato troppo a lungo con la leader di un'altra organizzazione rivale, probabilmente di leggero stampo sinistroide, ma gli furono concesse le attenuanti del caso(per un uomo QUELLA attenuante lì conta, eccome se conta...) e fu reintegrato a pieno titolo.
Per me, la NOSTRA Famiglia è la migliore e chiacchiere non ce ne vogliono
lunedì 24 ottobre 2011
Il mio orgoglio
Sono ripetitivo. Non ci posso far niente. Apro questo blog decine di volte al giorno giusto per farmi venire l'ispirazione, e l'ispirazione non arriva mai. Più che altro, cerco un modo per mettere insieme i pensieri, per collegarli, per far sì che abbiano un filo logico e che non sembrino il delirante discorso di un pazzo. E visto che questo filo logico non arriva, abbandono le inibizioni, anche a costo di sembrare un pazzo.
Da un po' di tempo penso spesso all'orgoglio, a come ci influenzi, a come riesca a rovinare la nostra vita di continuo- specialmente la mia, ma questo è un altro discorso. Certe volte l'orgoglio ci aiuta, ci aiuta a non piegarci e a combattere, a non mollare mai. Certe altre volte, molto spesso a dire il vero, è un ostacolo che dovremmo ascoltare meno. Marcellus Wallace diceva che l'orgoglio non è mai buono, e che bisogna metterglielo in culo, e se non sapete come è finita per lui vedetevi quel capolavoro della settima arte, e capirete cosa intendeva.
Penso a tutti i modi in cui la gente cerca di rinforzare il proprio orgoglio, magari ripetendo fino allo sfinimento le proprie convinzioni, magari invece creando barriere, oppure inconsciamente, con le proprie azioni, con i gesti fini a se stessi. Per me l'orgoglio siamo NOI che ci cerchiamo sparsi per lo Stivale, NOI che chiamiamo festa una riunione informalissima di 5 persone(sempre le stesse cinque persone...) nella casa che possiamo definire NOSTRA. L'orgoglio siamo NOI che ci siamo e non ci tesseriamo, a costo di vedere le partite della seconda squadra, a costo di smettere di viaggiare per seguire LEI, lei che in fondo è il nostro vero orgoglio.
Non concluderò, perchè una conclusione non c'è. Sono solo i deliranti pensieri di un pazzo messi in fila, l'uno dopo l'altro, giusto per riempire spazi e per nascondere quello che veramente andrebbe scritto...
Da un po' di tempo penso spesso all'orgoglio, a come ci influenzi, a come riesca a rovinare la nostra vita di continuo- specialmente la mia, ma questo è un altro discorso. Certe volte l'orgoglio ci aiuta, ci aiuta a non piegarci e a combattere, a non mollare mai. Certe altre volte, molto spesso a dire il vero, è un ostacolo che dovremmo ascoltare meno. Marcellus Wallace diceva che l'orgoglio non è mai buono, e che bisogna metterglielo in culo, e se non sapete come è finita per lui vedetevi quel capolavoro della settima arte, e capirete cosa intendeva.
Penso a tutti i modi in cui la gente cerca di rinforzare il proprio orgoglio, magari ripetendo fino allo sfinimento le proprie convinzioni, magari invece creando barriere, oppure inconsciamente, con le proprie azioni, con i gesti fini a se stessi. Per me l'orgoglio siamo NOI che ci cerchiamo sparsi per lo Stivale, NOI che chiamiamo festa una riunione informalissima di 5 persone(sempre le stesse cinque persone...) nella casa che possiamo definire NOSTRA. L'orgoglio siamo NOI che ci siamo e non ci tesseriamo, a costo di vedere le partite della seconda squadra, a costo di smettere di viaggiare per seguire LEI, lei che in fondo è il nostro vero orgoglio.
Non concluderò, perchè una conclusione non c'è. Sono solo i deliranti pensieri di un pazzo messi in fila, l'uno dopo l'altro, giusto per riempire spazi e per nascondere quello che veramente andrebbe scritto...
lunedì 17 ottobre 2011
I miei fondi nell'armadio
Volevo aprire la nuova stagione di questo piccolo angolo di internet con un post carico di sentimento, di passione, di contenuti. A causa di alcune piccole interferenze telematiche e non, non sono riuscito a scrivere quello che volevo, i discorsi di una estate andata in malora, i cambiamenti che si affrontano, come ogni mese di settembre. Poi, l'evento che cercavo, un momento sacro da vivere secondo per secondo, per i ricordi che porta alla mente, e cioè il trasloco.
Ho preparato le valigie, ho messo via tutto quello che dovevo portare nella nuova casa, e alla fine, ho dovuto fare i conti con i fondi dell'armadio, e ci ho trovato cose che neanche ricordavo di avere. Ho trovato un passato calcistico seppellito nella memoria dei miei parenti, e che definitivamente ho buttato via. Ho trovato un pegno di amicizia di un'amica speciale alla quale ero riuscito a innestare un virus nel cervello, probabilmente tramite un sogno come Leonardo DiCaprio, un virus che ho buttato nella spazzatura, come anche l'amica, nascosta chissà dove nei meandri della mia psiche. Ho trovato abiti stinti così vissuti e così passati, e li ho sistemati in una marea di buste pronte per essere regalate a chi di quei vestiti avrà sicuramente bisogno. Ho trovato libri di un passato che tanto vorrei eliminare, e sono finiti dritti tra la carta da riciclo, anche se mi sarebbe piaciuto farne un falò e ballarci intorno, per esorcizzare i demoni. Ho trovato ricordi di una serata irreale, quella in cui più di ogni altro momento sono andato vicino al cammino verso la luce. Ho trovato polvere, sporcizia e scarpe mai messe. Ho trovato cose che non sapevo nemmeno di avere. Ho trovato una brandina sfasciata pian piano da tutti quelli che nel tempo ne hanno usufruito. Ho trovato tutti gli ultimi tre anni della mia vita racchiusi in 15 metri quadri.
Ho messo via un bel po' di cose, ma non mi spiego mai perchè, io non riesca a mettere via TE.
Ho preparato le valigie, ho messo via tutto quello che dovevo portare nella nuova casa, e alla fine, ho dovuto fare i conti con i fondi dell'armadio, e ci ho trovato cose che neanche ricordavo di avere. Ho trovato un passato calcistico seppellito nella memoria dei miei parenti, e che definitivamente ho buttato via. Ho trovato un pegno di amicizia di un'amica speciale alla quale ero riuscito a innestare un virus nel cervello, probabilmente tramite un sogno come Leonardo DiCaprio, un virus che ho buttato nella spazzatura, come anche l'amica, nascosta chissà dove nei meandri della mia psiche. Ho trovato abiti stinti così vissuti e così passati, e li ho sistemati in una marea di buste pronte per essere regalate a chi di quei vestiti avrà sicuramente bisogno. Ho trovato libri di un passato che tanto vorrei eliminare, e sono finiti dritti tra la carta da riciclo, anche se mi sarebbe piaciuto farne un falò e ballarci intorno, per esorcizzare i demoni. Ho trovato ricordi di una serata irreale, quella in cui più di ogni altro momento sono andato vicino al cammino verso la luce. Ho trovato polvere, sporcizia e scarpe mai messe. Ho trovato cose che non sapevo nemmeno di avere. Ho trovato una brandina sfasciata pian piano da tutti quelli che nel tempo ne hanno usufruito. Ho trovato tutti gli ultimi tre anni della mia vita racchiusi in 15 metri quadri.
Ho messo via un bel po' di cose, ma non mi spiego mai perchè, io non riesca a mettere via TE.
venerdì 5 agosto 2011
Il mio ritiro
Scrivo dalla libertà pura e semplice, che con il passare dei giorni si è trasformata in un terribilmente noioso isolamento in una città ormai svuotata da tutta la fantasia. Scrivo solo perchè non riesco ad aspettare ancora un mese per farlo, nel momento in cui tornerò nella prigionia, forse ancora da solo, forse magari in compagnia.
Scrivo perchè ancora una volta ho fatto una scelta Diversa: tutte le persone, dall'inizio dell'anno o magari da poco dopo, iniziano a programmare la loro estate. C'è chi sceglie di votarla al relax dopo un duro anno, c'è chi sceglie di dedicarsi alle gioie che l'altro sesso(e il sesso) può dare, c'è invece chi si dedica al partner e per un po' escluderà dalla mente i cattivi pensieri. C'è anche chi sceglie di essere fucilato in un piede da una divisa veramente troppo antica e veramente troppo rigida e perde tutta la voglia di vivere un sabato sera in Africa, e c'è chi sceglie di fuggire in qualsiasi modo gli venga proposto.
Io come al solito ho fatto il bastian contrario, e dopo aver passato tutte le mie domeniche amoreggiando con la mia religione, ho deciso di dedicare anche i mesi estivi a tutto quello che di meglio posso chiedere, all'unica cosa che riesce a calmarmi e a farmi dimenticare tutto, che seppellisce il mio veleno e mi lascia in testa solo felicitazioni.
Quella partenza, quel viaggio, quella orribile macchina in affitto(la macchina peggiore mai progettata e messa in commercio, giusto per essere chiari) erano piccoli elementi che da mesi aspettavo, e anche il fatto che abbia dovuto guidare era come se mi portasse in un'altra dimensione. E poi ancora gli Autogrill, i compagni addormentati in viaggio, il mio abbigliamento da trasferta(occhiali da sole da tre euro portati sui capelli solo per posare-polo del coccodrillo-pantaloni al ginocchio-le mie adoratissime Fred Perry che già amo sopra ogni cosa e che non mi tolgo più) era come se mi riportassero a sei mesi prima, quando sotto il sole o con la pioggia L'abbiamo seguita fino alla retrocessione senza mai stancarci di Lei. E dopo i chilometri per seguirLa ovunque, finalmente ancora una volta eravamo con Lei. E poco importa che fosse solo un'amichevole contro una squadra di serie inferiore, questa estate ho capito che oltre al risultato e alla categoria c'è un'altra cosa che non conta, ed è la posta in palio. Come dicono i napoletani, conta solo il nostro amor.
Tre giorni dopo abbiamo replicato, con altri compagni di viaggio, con un altro mezzo ancora più scomodo, con altri avversari presi a caso per la strada(sembrava così, lo giuro...), sempre con quella voglia di cantare e di alzare le braccia, di combattere il Telepass e di restarLe accanto qualsiasi cosa accada. Più, sempre più, io canterò sempre di più, ho visto i biancorossi, mi sono innamorato, e non li lascerò mai più...
Scrivo perchè ancora una volta ho fatto una scelta Diversa: tutte le persone, dall'inizio dell'anno o magari da poco dopo, iniziano a programmare la loro estate. C'è chi sceglie di votarla al relax dopo un duro anno, c'è chi sceglie di dedicarsi alle gioie che l'altro sesso(e il sesso) può dare, c'è invece chi si dedica al partner e per un po' escluderà dalla mente i cattivi pensieri. C'è anche chi sceglie di essere fucilato in un piede da una divisa veramente troppo antica e veramente troppo rigida e perde tutta la voglia di vivere un sabato sera in Africa, e c'è chi sceglie di fuggire in qualsiasi modo gli venga proposto.
Io come al solito ho fatto il bastian contrario, e dopo aver passato tutte le mie domeniche amoreggiando con la mia religione, ho deciso di dedicare anche i mesi estivi a tutto quello che di meglio posso chiedere, all'unica cosa che riesce a calmarmi e a farmi dimenticare tutto, che seppellisce il mio veleno e mi lascia in testa solo felicitazioni.
Quella partenza, quel viaggio, quella orribile macchina in affitto(la macchina peggiore mai progettata e messa in commercio, giusto per essere chiari) erano piccoli elementi che da mesi aspettavo, e anche il fatto che abbia dovuto guidare era come se mi portasse in un'altra dimensione. E poi ancora gli Autogrill, i compagni addormentati in viaggio, il mio abbigliamento da trasferta(occhiali da sole da tre euro portati sui capelli solo per posare-polo del coccodrillo-pantaloni al ginocchio-le mie adoratissime Fred Perry che già amo sopra ogni cosa e che non mi tolgo più) era come se mi riportassero a sei mesi prima, quando sotto il sole o con la pioggia L'abbiamo seguita fino alla retrocessione senza mai stancarci di Lei. E dopo i chilometri per seguirLa ovunque, finalmente ancora una volta eravamo con Lei. E poco importa che fosse solo un'amichevole contro una squadra di serie inferiore, questa estate ho capito che oltre al risultato e alla categoria c'è un'altra cosa che non conta, ed è la posta in palio. Come dicono i napoletani, conta solo il nostro amor.
Tre giorni dopo abbiamo replicato, con altri compagni di viaggio, con un altro mezzo ancora più scomodo, con altri avversari presi a caso per la strada(sembrava così, lo giuro...), sempre con quella voglia di cantare e di alzare le braccia, di combattere il Telepass e di restarLe accanto qualsiasi cosa accada. Più, sempre più, io canterò sempre di più, ho visto i biancorossi, mi sono innamorato, e non li lascerò mai più...
mercoledì 6 luglio 2011
Il Loro Ritorno
Il momento è giunto. Dopo mesi di prigionia alternati a sporadiche libere uscite( più, per me, diverse escursioni domenicali senza bisogno del Telepass che chiameremo "viaggi religiosi") il nostro tunnel segreto scavato con il cucchiaino è pronto, e nelle prossime ore, con la mia Gitana preferita addormentata accanto e l'aggiunta del Ciuffo con la quale era stata segregata nel carcere femminile, quel tunnel verrà affrontato, con l'aiuto di un simil-treno stile deportati verso Auschwitz- pagato tra l'altro un polmone e mezzo.
Questo è solo un breve comunicato telegrafico prima che la prigionia renda impossibili tutte le comunicazioni, e poi anche Numero2 2.0 si merita la sua prima vacanza.
Ovviamente, un piano va prendendo forma. Troveremo rifugio dove l'abbiamo sempre trovato e dove sempre lo troveremo, e subito verremo accolti dal solito EnergiaPura e da Centovetrine, che spero di trovare pronti con Giovanni Peroni, quel fedele fratello che mi accompagna 365 giorni l'anno, in tutta l'Italia, ma che in quella città ha sempre un sapore migliore. E attenderemo l'arrivo di tutti gli altri detenuti, da Superman a La Scusa a tutti gli altri. E una volta tutti insieme, ci siederemo intorno a un tavolo e faremo quello che facciamo sempre da anni. Amiamo le tradizioni.
Buona fuga a tutti
Questo è solo un breve comunicato telegrafico prima che la prigionia renda impossibili tutte le comunicazioni, e poi anche Numero2 2.0 si merita la sua prima vacanza.
Ovviamente, un piano va prendendo forma. Troveremo rifugio dove l'abbiamo sempre trovato e dove sempre lo troveremo, e subito verremo accolti dal solito EnergiaPura e da Centovetrine, che spero di trovare pronti con Giovanni Peroni, quel fedele fratello che mi accompagna 365 giorni l'anno, in tutta l'Italia, ma che in quella città ha sempre un sapore migliore. E attenderemo l'arrivo di tutti gli altri detenuti, da Superman a La Scusa a tutti gli altri. E una volta tutti insieme, ci siederemo intorno a un tavolo e faremo quello che facciamo sempre da anni. Amiamo le tradizioni.
Buona fuga a tutti
mercoledì 22 giugno 2011
Le mie libertà
Parto con una citazione(e ne infarcisco il testo, e una citazione lo concluderà, oggi non mi va davvero di creare nulla): non resteremo più prigionieri, ma evaderemo come Steve McQueen, o come il grande Clint in fuga da Alcatraz. E nie nostri giorni, nella nostra vita, perfino nei nostri sogni c'è qualcuno che ha già deciso per noi.
E allora stop, liberi tutti. Dai virus della mediocrità. Da un ministro dell'interno che ancora non si vuole arrendere, ma non ha capito che continueremo a oltranza. Dai dogmi e dalle televisioni. Da un premier che ha così tanti soldi che li da alle fiamme...gialle. Dalle bugie, dai debiti, da gerarchie, dagli obblighi e dai pulpiti. Dai doveri che questa società ci impone se vogliamo trascorrere almeno decentemente questo viaggio. Da ciò che uccide TE e da tutto ciò che ho intorno. Sopratutto da ciò che uccide LEI(ma la difenderemo in ogni caso). Da tutti quelli che inquinano il mio campo. Da tutti quelli che non si rendono nemmeno conto di inquinare il mio campo. Dal Telepass che continuano a proporre, come se niente fosse, e che noi come se niente fosse continueremo a rifiutare. Dalle galere, quelle vere e quelle immaginarie dei nostri pensieri. Dai metodi peggiori per distruggere il nostro pianeta(ci trasferiremo in massa su NeoPlant come i personaggi di DragonBall, a quanto pare). Dalle ondate che sommergono tutto. Dalle valutazioni, dalle classifiche, dalle mancate promozioni e dalle retrocessioni.
Cercherò di liberarmi, ora sono stanco.
E allora stop, liberi tutti. Dai virus della mediocrità. Da un ministro dell'interno che ancora non si vuole arrendere, ma non ha capito che continueremo a oltranza. Dai dogmi e dalle televisioni. Da un premier che ha così tanti soldi che li da alle fiamme...gialle. Dalle bugie, dai debiti, da gerarchie, dagli obblighi e dai pulpiti. Dai doveri che questa società ci impone se vogliamo trascorrere almeno decentemente questo viaggio. Da ciò che uccide TE e da tutto ciò che ho intorno. Sopratutto da ciò che uccide LEI(ma la difenderemo in ogni caso). Da tutti quelli che inquinano il mio campo. Da tutti quelli che non si rendono nemmeno conto di inquinare il mio campo. Dal Telepass che continuano a proporre, come se niente fosse, e che noi come se niente fosse continueremo a rifiutare. Dalle galere, quelle vere e quelle immaginarie dei nostri pensieri. Dai metodi peggiori per distruggere il nostro pianeta(ci trasferiremo in massa su NeoPlant come i personaggi di DragonBall, a quanto pare). Dalle ondate che sommergono tutto. Dalle valutazioni, dalle classifiche, dalle mancate promozioni e dalle retrocessioni.
Cercherò di liberarmi, ora sono stanco.
lunedì 6 giugno 2011
Il mio tradimento
Molte delle mie storie iniziano la domenica mattina, o al massimo il sabato sera. Quel momento in cui, finalmente, metti da parte tutta la settimana appena trascorsa per dedicarti all'evento che aspetti dalla domenica prima.
Anche questa storia nasce la domenica mattina, con Montgomery che mi piomba in casa nel bel mezzo della fase Rem e io che passo i miei primi 300 secondi da sveglio a insultarlo per aver spezzato l'abbraccio di Morfeo. E poi, dopo lo smadonnamento post risveglio, quel focalizzare la mente sulla solita domenica. O meglio, su una domenica uguale ma in qualche modo diversa. Diciamo che le attività sono più o meno sempre le stesse, ma il destinatario è assolutamente diverso, esattamente come passare dalla maglia che hai difeso e hai accompagnato fino alla retrocessione per arrivare alla maglia che resta nei tuoi pensieri, e che adesso, da ospite, da amico, da fratello in eterno, vuoi portare un passo più vicino al sogno.
Un'iniezione di adrenalina. Un ventaglio di molteplici emozioni che da molto tempo, dopo un campionato deludente, solo i miei amati granata potevano darmi. Il cielo che piscia ininterrottamente dalla mattina, ma che si ferma giusto in tempo per l'inizio, e ricomincia subito dopo la fine, come se anche lui volesse farci capire in qualche modo che il destino era accanto a quella maglia, come se niente potesse rovinare una giornata fantastica. I ragazzi visibilmente con i nervi a fior di pelle, perchè dopo tutto un campionato passato a lottare si giocano buona parte del loro sogno in uno stadio di provincia che non meritano. La sensazione di tradire myLove quando dall'altra parte della barricata mostrano i colori che sempre ho amato sopra ogni cosa, e che invece oggi devo odiare per un altro fantastico colore. L'appoggio di tutta una città che urla che Lei dal campo ci deve credere, e noi tutti con lei. La voglia di godersi la partita in qualunque modo vada, perchè potrebbe essere l'ultima(anche se in questo nessuno ci credeva, la delusione sarebbe stata cocentissima, altro che al di là del risultato). Le lacrime di un fratello, e l'abbraccio con lui, quando gli avversari vanno in vantaggio, quel gol che spezza il cuore di tutta una curva e che in qualche modo può rimandarli indietro di un anno, che può distruggere il sogno di tutta una città, che vuole tornare dove merita di essere. La sicurezza forse dell'unico tra tutti(si, ero io) a continuare a crederci anche con lo svantaggio, sicuro che la giornata sarebbe finita bene, non poteva assolutamente finire male. E poi le lacrime di tutti quanti, dalla RagazzaUltras a Shanghai, dal Milite al Fotomodello, quando in pieno recupero Lei segna per la terza volta, chiude la partita e regala a quelli che l'hanno seguita pieni di orgoglio altre due giornate di pura adrenalina, contro dei rivali storici che tutti agognavano. E poi la pazzia finale, nell'attesa di tornare a casa, quando a tutti la tensione scivola via con salti e canti, mentre il cielo ricomincia a far piovere.
Ad un certo punto davvero credevo di trovarmi in una strana situazione di tradimento. E' come se avessi trovato una donna molto simile alla mia amata, ma più eccitante, con gli stessi valori e le stesse idee ma con molto più entusiasmo. Certo, dopo un po' mi sono accorto di essere matto, ma per un po', sopratutto quando un ex-biancorosso ha ribaltato la partita a metà del secondo tempo, ero davvero convinto che ci fosse tutto quello che cercavo. Più di un migliaio di persone che hanno viaggiato una domenica di giugno per una semifinale di playoff, un sostegno continuo e disinteressato alla maglia, lacrime e risate. Fantastico.
Alla fine, sotto il diluvio, siamo andati via. Purtroppo, probabilmente, non potrò tradire ancora myLove quando il cavalluccio marino(che mi ha messo un tarlo nel cervello, ma ci torneremo) affronterà le ultime due curve di questo Gran Premio. Non so come chiudere questa sensazione sospesa, se non con due piccoli appunti:
a)il mio cuore resta sempre di quei due colori, è stata solo una sbandata momentanea(che ripeterò, in ogni caso)
b) SALERNO, CI DEVI CREDERE ANCORA. Anche per i tuoi gemelli che non vedono loro di incontrarti ancora, il prossimo anno.
Anche questa storia nasce la domenica mattina, con Montgomery che mi piomba in casa nel bel mezzo della fase Rem e io che passo i miei primi 300 secondi da sveglio a insultarlo per aver spezzato l'abbraccio di Morfeo. E poi, dopo lo smadonnamento post risveglio, quel focalizzare la mente sulla solita domenica. O meglio, su una domenica uguale ma in qualche modo diversa. Diciamo che le attività sono più o meno sempre le stesse, ma il destinatario è assolutamente diverso, esattamente come passare dalla maglia che hai difeso e hai accompagnato fino alla retrocessione per arrivare alla maglia che resta nei tuoi pensieri, e che adesso, da ospite, da amico, da fratello in eterno, vuoi portare un passo più vicino al sogno.
Un'iniezione di adrenalina. Un ventaglio di molteplici emozioni che da molto tempo, dopo un campionato deludente, solo i miei amati granata potevano darmi. Il cielo che piscia ininterrottamente dalla mattina, ma che si ferma giusto in tempo per l'inizio, e ricomincia subito dopo la fine, come se anche lui volesse farci capire in qualche modo che il destino era accanto a quella maglia, come se niente potesse rovinare una giornata fantastica. I ragazzi visibilmente con i nervi a fior di pelle, perchè dopo tutto un campionato passato a lottare si giocano buona parte del loro sogno in uno stadio di provincia che non meritano. La sensazione di tradire myLove quando dall'altra parte della barricata mostrano i colori che sempre ho amato sopra ogni cosa, e che invece oggi devo odiare per un altro fantastico colore. L'appoggio di tutta una città che urla che Lei dal campo ci deve credere, e noi tutti con lei. La voglia di godersi la partita in qualunque modo vada, perchè potrebbe essere l'ultima(anche se in questo nessuno ci credeva, la delusione sarebbe stata cocentissima, altro che al di là del risultato). Le lacrime di un fratello, e l'abbraccio con lui, quando gli avversari vanno in vantaggio, quel gol che spezza il cuore di tutta una curva e che in qualche modo può rimandarli indietro di un anno, che può distruggere il sogno di tutta una città, che vuole tornare dove merita di essere. La sicurezza forse dell'unico tra tutti(si, ero io) a continuare a crederci anche con lo svantaggio, sicuro che la giornata sarebbe finita bene, non poteva assolutamente finire male. E poi le lacrime di tutti quanti, dalla RagazzaUltras a Shanghai, dal Milite al Fotomodello, quando in pieno recupero Lei segna per la terza volta, chiude la partita e regala a quelli che l'hanno seguita pieni di orgoglio altre due giornate di pura adrenalina, contro dei rivali storici che tutti agognavano. E poi la pazzia finale, nell'attesa di tornare a casa, quando a tutti la tensione scivola via con salti e canti, mentre il cielo ricomincia a far piovere.
Ad un certo punto davvero credevo di trovarmi in una strana situazione di tradimento. E' come se avessi trovato una donna molto simile alla mia amata, ma più eccitante, con gli stessi valori e le stesse idee ma con molto più entusiasmo. Certo, dopo un po' mi sono accorto di essere matto, ma per un po', sopratutto quando un ex-biancorosso ha ribaltato la partita a metà del secondo tempo, ero davvero convinto che ci fosse tutto quello che cercavo. Più di un migliaio di persone che hanno viaggiato una domenica di giugno per una semifinale di playoff, un sostegno continuo e disinteressato alla maglia, lacrime e risate. Fantastico.
Alla fine, sotto il diluvio, siamo andati via. Purtroppo, probabilmente, non potrò tradire ancora myLove quando il cavalluccio marino(che mi ha messo un tarlo nel cervello, ma ci torneremo) affronterà le ultime due curve di questo Gran Premio. Non so come chiudere questa sensazione sospesa, se non con due piccoli appunti:
a)il mio cuore resta sempre di quei due colori, è stata solo una sbandata momentanea(che ripeterò, in ogni caso)
b) SALERNO, CI DEVI CREDERE ANCORA. Anche per i tuoi gemelli che non vedono loro di incontrarti ancora, il prossimo anno.
lunedì 30 maggio 2011
La mia Amica II(a volte ritornano)
Mi sento come uno di quegli scrittori che non hanno più idee, e riprendono i loro vecchi scritti, li spolverano di qualcosa di inutile e li colorano di altra inutilità. Oggi mi vedo costretto a farlo, anche se non per necessità, ma per voglia di essere creativo rimanendo nella tradizione. Non stupitevi se avrete una sensazione di deja-vu, è perfettamente normale.
La mia Amica è una tipa tutta particolare. Forse è proprio per questo che è amica mia. La conosco da anni ormai.
Il giorno che l'ho conosciuta, una frase avrebbe dovuto mettermi in guardia su quello che sarebbe potuto essere il nostro rapporto futuro: "Ecco, tieni, questo è il mio numero di telefono, ma sappi che non ho credito in questo periodo". In quelle parole di una imbranata quattordicenne, tutta l'essenza di colei che su queste pagine è Gitana, la girovaga più famosa di Poggiofranco sempre ad affrontare le difficoltà del mondo a testa alta e con la sua fidata cagnolina al fianco.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Certe volte si sveglia con idee malsane, ma la maggior parte delle volte basta una sigaretta offerta a farle ritrovare la giusta prospettiva. E' l'unica persona che conosca in grado di mantenere in piedi, con lo sforzo e con il piacere di farlo, la maggior parte delle relazioni interpersonali che ha, magari sacrificando parte del tempo per se stessa, ma sempre con il sorriso sulle labbra e un'infinita voglia di godersi le cose importanti di questa maledetta vita.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Quando la immagino, la vedo sempre camminare con quel suo ondeggiare che in passato le ha provocato tante prese in giro, il sole all'orizzonte e di sottofondo non musica grave e solenne, non musica smielata e scialba, ma i Litfiba, o i Subsonica, oppure quella robaccia alternativa che tanto le piace.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Da quando aveva l'apparecchio ai denti ha dimostrato una certa propensione per liquidi alcolici di vario genere, guadagnandosi una certa reputazione di "spugna", al livello dei peggiori cozzali con cui passava il suo tempo libero. Una volta questa sua passione l'ha portata ad un principio di decesso fulminante e ad una notte passata con la testa nella cesta della sbronza, mentre tutti i suoi amici passavano una serata indimenticabile in uno squallido albergo greco a mezza stella dove, dopo quella sera, non crescerà più erba.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Certe volte il cavetto collegato al suo cervello si stacca, e in quei secondi è capace di azioni fuori dal normale. Una sera, dal nulla, ha quasi provocato a Superman una torsione testicolare con un calcio alla Ibra, potente e preciso, diretto e inaspettato. Un'altra volta ha tenuto, con i suoi soliti metodi democratici e per nulla oppressivi, tutti i suoi amici fuori di casa fino alle 4 di notte perchè aveva paura di ritirarsi alle 3, visto che i film horror sono la sua croce e la sua delizia.In certe particolari occasioni, quando le condizioni preesistenti, il materiale in circolo e le sue pessime compagnie fanno effetto, si trasforma in un essere che smette di rispondere agli stimoli esterni per concentrare la sua attività cerebrale per ridere e comportarsi in modo strano( un giorno finì addirittura per mangiare dei semi di una pianta non proprio commestibile, ma questa è tutta un'altra storia)
La mia amica è una tipa tutta particolare. Con le sue innegabili e innate doti di ascoltatrice, è quasi indubbiamente la migliore persona alla quale rivolgersi, nel caso di un problema, e lei sarà lì con tutta la sua attenzione dedicata al vostro problema. Solo per i primi 10 secondi però, perchè poi in modo del tutto incontrollabile la sua mente si astraerà e inizierà ad immaginarsi una scimmia che suona dei piatti, proprio come Homer Simpson.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Da quando ci siamo ritrovati entrambi nella Town, il nostro rapporto di amico-amica è molto cambiato. Lei è diventata un surrogato più giovane e sicuramente meno scocciante di una madre, mi prepara delle prelibatezze che non sono fisicamente in grado di cucinare(anche se ci sono stati dei momenti bui nella sua ancora breve carriera di chef), mi accoglie nella sua casa dando un rifugio ad uno espatriato come me e, magari senza saperlo, mi da una forza incredibile e mi spinge a provare sempre a migliorarmi. Dal canto suo, quando le due parti si invertono, si diverte la recitare la parte della figlia vulnerabile, che si rivolge al papà quando ha bisogno di soldi per uscire o per un qualunque problema in cui posso risultarle utile.
Mi crea turbe di dimensioni ragguardevoli, logora il mio portafogli e la mia sanità mentale (non che io non contraccambi, un giorno le ho infilato il mio dito indice destro nella cornea, costringendola a portare una bena sull'occhio in perfetto stile Capitan Uncino), ma ci sono certe cose, come il caffè del pomeriggio al bar sotto casa sua, che non cambierei per nulla al mondo.
Tra poco più di due ore la mia amica compirà gli anni. Solitamente, l'arrivo del suo compleanno distrugge i suoi nervi e la rende una donna alla stregua di una futura sposa 3 giorni prima delle nozze. Nervosa e irascibile. Tutto questo di solito sfocia in atti aggressivi: il giorno del suo diciottesimo compleanno, nel bel mezzo della festa, iniziò ad inveire contro un malcapitato fino a restare senza voce, e alla sua ultima festa, dopo aver insultato per tutto il pomeriggio i suoi amici senza che loro avessero fatto nulla, ha dolcemente spalmato la sua torta di compleanno sul terrazzo della casa di un'altra persona, persona da lei costretta a condividere il suddetto terrazzo con i 50 ospiti della festa di compleanno. Quest'anno, sperando che abbia raggiunto finalmente un certo livello di autocontrollo, magari lascerà perdere le paranoie e le ansie sull'età che avanza, e si godrà la sua serata, lasciando tutto fuori dalla porta.
Questo è il mio regalo per lei. Lo so che fa schifo come regalo, ma spero che basti il pensiero. Auguri Gitana...
La mia Amica è una tipa tutta particolare. Forse è proprio per questo che è amica mia. La conosco da anni ormai.
Il giorno che l'ho conosciuta, una frase avrebbe dovuto mettermi in guardia su quello che sarebbe potuto essere il nostro rapporto futuro: "Ecco, tieni, questo è il mio numero di telefono, ma sappi che non ho credito in questo periodo". In quelle parole di una imbranata quattordicenne, tutta l'essenza di colei che su queste pagine è Gitana, la girovaga più famosa di Poggiofranco sempre ad affrontare le difficoltà del mondo a testa alta e con la sua fidata cagnolina al fianco.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Certe volte si sveglia con idee malsane, ma la maggior parte delle volte basta una sigaretta offerta a farle ritrovare la giusta prospettiva. E' l'unica persona che conosca in grado di mantenere in piedi, con lo sforzo e con il piacere di farlo, la maggior parte delle relazioni interpersonali che ha, magari sacrificando parte del tempo per se stessa, ma sempre con il sorriso sulle labbra e un'infinita voglia di godersi le cose importanti di questa maledetta vita.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Quando la immagino, la vedo sempre camminare con quel suo ondeggiare che in passato le ha provocato tante prese in giro, il sole all'orizzonte e di sottofondo non musica grave e solenne, non musica smielata e scialba, ma i Litfiba, o i Subsonica, oppure quella robaccia alternativa che tanto le piace.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Da quando aveva l'apparecchio ai denti ha dimostrato una certa propensione per liquidi alcolici di vario genere, guadagnandosi una certa reputazione di "spugna", al livello dei peggiori cozzali con cui passava il suo tempo libero. Una volta questa sua passione l'ha portata ad un principio di decesso fulminante e ad una notte passata con la testa nella cesta della sbronza, mentre tutti i suoi amici passavano una serata indimenticabile in uno squallido albergo greco a mezza stella dove, dopo quella sera, non crescerà più erba.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Certe volte il cavetto collegato al suo cervello si stacca, e in quei secondi è capace di azioni fuori dal normale. Una sera, dal nulla, ha quasi provocato a Superman una torsione testicolare con un calcio alla Ibra, potente e preciso, diretto e inaspettato. Un'altra volta ha tenuto, con i suoi soliti metodi democratici e per nulla oppressivi, tutti i suoi amici fuori di casa fino alle 4 di notte perchè aveva paura di ritirarsi alle 3, visto che i film horror sono la sua croce e la sua delizia.In certe particolari occasioni, quando le condizioni preesistenti, il materiale in circolo e le sue pessime compagnie fanno effetto, si trasforma in un essere che smette di rispondere agli stimoli esterni per concentrare la sua attività cerebrale per ridere e comportarsi in modo strano( un giorno finì addirittura per mangiare dei semi di una pianta non proprio commestibile, ma questa è tutta un'altra storia)
La mia amica è una tipa tutta particolare. Con le sue innegabili e innate doti di ascoltatrice, è quasi indubbiamente la migliore persona alla quale rivolgersi, nel caso di un problema, e lei sarà lì con tutta la sua attenzione dedicata al vostro problema. Solo per i primi 10 secondi però, perchè poi in modo del tutto incontrollabile la sua mente si astraerà e inizierà ad immaginarsi una scimmia che suona dei piatti, proprio come Homer Simpson.
La mia amica è una tipa tutta particolare. Da quando ci siamo ritrovati entrambi nella Town, il nostro rapporto di amico-amica è molto cambiato. Lei è diventata un surrogato più giovane e sicuramente meno scocciante di una madre, mi prepara delle prelibatezze che non sono fisicamente in grado di cucinare(anche se ci sono stati dei momenti bui nella sua ancora breve carriera di chef), mi accoglie nella sua casa dando un rifugio ad uno espatriato come me e, magari senza saperlo, mi da una forza incredibile e mi spinge a provare sempre a migliorarmi. Dal canto suo, quando le due parti si invertono, si diverte la recitare la parte della figlia vulnerabile, che si rivolge al papà quando ha bisogno di soldi per uscire o per un qualunque problema in cui posso risultarle utile.
Mi crea turbe di dimensioni ragguardevoli, logora il mio portafogli e la mia sanità mentale (non che io non contraccambi, un giorno le ho infilato il mio dito indice destro nella cornea, costringendola a portare una bena sull'occhio in perfetto stile Capitan Uncino), ma ci sono certe cose, come il caffè del pomeriggio al bar sotto casa sua, che non cambierei per nulla al mondo.
Tra poco più di due ore la mia amica compirà gli anni. Solitamente, l'arrivo del suo compleanno distrugge i suoi nervi e la rende una donna alla stregua di una futura sposa 3 giorni prima delle nozze. Nervosa e irascibile. Tutto questo di solito sfocia in atti aggressivi: il giorno del suo diciottesimo compleanno, nel bel mezzo della festa, iniziò ad inveire contro un malcapitato fino a restare senza voce, e alla sua ultima festa, dopo aver insultato per tutto il pomeriggio i suoi amici senza che loro avessero fatto nulla, ha dolcemente spalmato la sua torta di compleanno sul terrazzo della casa di un'altra persona, persona da lei costretta a condividere il suddetto terrazzo con i 50 ospiti della festa di compleanno. Quest'anno, sperando che abbia raggiunto finalmente un certo livello di autocontrollo, magari lascerà perdere le paranoie e le ansie sull'età che avanza, e si godrà la sua serata, lasciando tutto fuori dalla porta.
Questo è il mio regalo per lei. Lo so che fa schifo come regalo, ma spero che basti il pensiero. Auguri Gitana...
I miei vetri
7 e 30 del mattino, il sole lentamente entra dalla finestra e inizia il giorno. Ieri sera sono andato vicino al limite, abbiamo fatto un po' di casino, ma va bene così, essere svegliati dal canto degli uccellini sugli alberi. Un suono piacevole, quasi una melodia. Il buongiorno perfetto. E' come se il mondo cercasse il modo migliore per avvisarmi che questa, indubbiamente, sarà una giornata fantastica.
7 e 30 del mattino, il sole lentamente entra dalla finestra e inizia il giorno. Ieri sera abbiamo bevuto tantissimo,abbiamo fatto casino, e dopo una nottata del genere l'unica cosa che veramente vuoi è un po' di sonno in più, magari iniziare la giornata un po' più riposato, e invece no, gli uccellini sugli alberi sono già svegli e cercano in tutti i modi di dare fastidio. La testa scoppia, e il loro canto rimbomba come il basso di un gruppo metal pesante. E' come se il mondo cercasse il modo migliore per avvisarmi che questa, indubbiamente, sarà una giornata di merda.
Ho scritto queste due visioni opposte di uno stesso fatto, un semplice modo di iniziare la giornata, solo perchè è da un po' che mi sto fissando su questa idea. Credo, come diceva Eraclito, che non ci si possa mai fare lo stesso bagno nello stesso fiume, perchè tutto scorre e niente è mai uguale, neanche due situazioni comuni che magari ci capitano di continuo ma che in fondo non sono mai uguali. Cambia il modo in cui ci si presenta la suddetta situazione, cambiano le condizioni in cui arriviamo a questa situazione, ma credo che sopratutto cambi il modo in cui noi abbiamo voglia di leggere quella situazione, quanto in noi spinga per l'accettazione e quanto ci spinga per il rifiuto e l'allontanamento.
La scorsa estate uno dei più forti giocatori di basket del mondo( e una delle personalità più influenti degli Stati Uniti) scelse di annunciare il suo cambio di maglia con una conferenza stampa in diretta nazionale. Alcuni l'hanno vista come una mancanza di rispetto, altri come qualcosa che poteva risparmiarsi, altri ancora come la scelta migliore che poteva prendere e altri ancora che, visto il progetto nella mente dello stesso giocatore, quella sceneggiata fosse il giusto prologo dell'avventura sul litorale di South Beach che stava per iniziare.
Il punto è che, in qualsiasi modo si decida di vedere un gesto, un'azione o una frase altrui, resterà sempre e solo un modo di vederla, ma la sostanza non cambia. Si tratta solo di scegliere attraverso quale tipo di vetro vedere tutta la situazione. Per esempio, la cesta della sbronza può essere vista come una cosa patetica attraverso un tipo di vetro, come un attività naturale attraverso un altro vetro e tramite un altro vetro ancora la si può immaginare come il migliore modo per mettere a tacere almeno per un po' quelle delusioni che ci portiamo dentro, e magari chissà, anche di cancellarle anche del tutto( c'è una bevanda ambrata al gusto di malto e luppolo che è indicata per queste cose...).
Il punto è che ci saranno sempre persone che ci guarderanno attraverso svariati tipi di vetri, e svariati tipi di vetri attraverso cui guardare gli altri. Ma la sostanza, quella no, resterà sempre lei, a prescindere dai vetri. Il trucco dovrebbe essere quello di togliersi gli occhiali, almeno una volta, e provare a vedere le cose come sono, senza vetri e senza tramiti. E' più difficile di quanto sembri, credetemi.
Per chi se lo dovesse mai chiedere, il vetro attraverso il quale guardo io è sempre biancorosso.
7 e 30 del mattino, il sole lentamente entra dalla finestra e inizia il giorno. Ieri sera abbiamo bevuto tantissimo,abbiamo fatto casino, e dopo una nottata del genere l'unica cosa che veramente vuoi è un po' di sonno in più, magari iniziare la giornata un po' più riposato, e invece no, gli uccellini sugli alberi sono già svegli e cercano in tutti i modi di dare fastidio. La testa scoppia, e il loro canto rimbomba come il basso di un gruppo metal pesante. E' come se il mondo cercasse il modo migliore per avvisarmi che questa, indubbiamente, sarà una giornata di merda.
Ho scritto queste due visioni opposte di uno stesso fatto, un semplice modo di iniziare la giornata, solo perchè è da un po' che mi sto fissando su questa idea. Credo, come diceva Eraclito, che non ci si possa mai fare lo stesso bagno nello stesso fiume, perchè tutto scorre e niente è mai uguale, neanche due situazioni comuni che magari ci capitano di continuo ma che in fondo non sono mai uguali. Cambia il modo in cui ci si presenta la suddetta situazione, cambiano le condizioni in cui arriviamo a questa situazione, ma credo che sopratutto cambi il modo in cui noi abbiamo voglia di leggere quella situazione, quanto in noi spinga per l'accettazione e quanto ci spinga per il rifiuto e l'allontanamento.
La scorsa estate uno dei più forti giocatori di basket del mondo( e una delle personalità più influenti degli Stati Uniti) scelse di annunciare il suo cambio di maglia con una conferenza stampa in diretta nazionale. Alcuni l'hanno vista come una mancanza di rispetto, altri come qualcosa che poteva risparmiarsi, altri ancora come la scelta migliore che poteva prendere e altri ancora che, visto il progetto nella mente dello stesso giocatore, quella sceneggiata fosse il giusto prologo dell'avventura sul litorale di South Beach che stava per iniziare.
Il punto è che, in qualsiasi modo si decida di vedere un gesto, un'azione o una frase altrui, resterà sempre e solo un modo di vederla, ma la sostanza non cambia. Si tratta solo di scegliere attraverso quale tipo di vetro vedere tutta la situazione. Per esempio, la cesta della sbronza può essere vista come una cosa patetica attraverso un tipo di vetro, come un attività naturale attraverso un altro vetro e tramite un altro vetro ancora la si può immaginare come il migliore modo per mettere a tacere almeno per un po' quelle delusioni che ci portiamo dentro, e magari chissà, anche di cancellarle anche del tutto( c'è una bevanda ambrata al gusto di malto e luppolo che è indicata per queste cose...).
Il punto è che ci saranno sempre persone che ci guarderanno attraverso svariati tipi di vetri, e svariati tipi di vetri attraverso cui guardare gli altri. Ma la sostanza, quella no, resterà sempre lei, a prescindere dai vetri. Il trucco dovrebbe essere quello di togliersi gli occhiali, almeno una volta, e provare a vedere le cose come sono, senza vetri e senza tramiti. E' più difficile di quanto sembri, credetemi.
Per chi se lo dovesse mai chiedere, il vetro attraverso il quale guardo io è sempre biancorosso.
lunedì 23 maggio 2011
I miei antieroi
Sulla parete di un locale della Town frequentato un paio di volte, e che per molti di noi, in quelle occasioni, è stato la cesta della sbronza, una frase che dal mio primo ingresso mi ha colpito. Beata la terra che non ha bisogno di eroi. Per quanto sarebbe bello vivere nell'Utòpia, riflettendoci bene sopra ho deciso che la citazione di Brecht non mi convince del tutto. Sono convinto che ognuno di noi abbia bisogno di qualche eroe su cui ispirarsi, un modello da seguire, o anche solo un personaggio da ammirare, forse per ricordarci che ci sarà sempre qualcuno migliore di noi, e per darci quella spinta a diventare persone migliori.
Certe volte ci basta guardare alle persone vicino a noi per trovare degli eroi, che siano in famiglia, o tra gli amici, o anche sul lavoro. Altre volte la nostra insoddisfazione ci avvicina a personaggi visti solo fotograficamente, come i protagonisti dei nostri film preferiti, o i cantanti delle nostre canzoni, o i calciatori che ci fanno impazzire.
Stranamente, anche per me è così. Solo che a me non è mai interessato emulare chi ha successo, o il belloccio che uccide il cattivo e si prende la bella di turno, o il centravanti che segna a ripetizione e fa vincere le partite. In ogni persona, ammiro sempre sopra tutto la capacità di essere coerenti con se stessi e la voglia di lottare, anche contro mille demoni e mille frustrazioni. Non ho mai ammirato i numeri 10 pieni di fantasia, ma amavo i numeri 4 che lottano a centrocampo a recuperare palloni preziosi. Quando guardo Guerre Stellari il mio preferito non è mai Luke, ma sempre Ian Solo, e anche in Matrix parteggiavo per Morpheus e non per Neo, nonostante lui fosse il Prescelto e solo lui potesse salvare il mondo. Il mio cantante preferito, oltre per la magia delle sue canzoni, ha conquistato il posto nel mio personale Eden quando ho scoperto che ha preferito morire, piuttosto che venir meno ai suoi principi. Sulla terra questa scelta è considerata quasi da tutti una scelta perdente, ma io l'ho sempre trovata così vincente e affascinante.
Probabilmente è un'inclinazione genetica, o magari una botta in testa presa da piccolo, ma non riesco proprio a non fare il tifo per gli antieroi, quelli che lavorano nell'ombra e che sono pieni di difetti, ma sono proprio quei difetti che alla fine dei conti fanno di questi antieroi ciò che sono. Quando leggevo i primi Topolino, odiavo quel topo perfetto che risolveva tutti i misteri e aveva una ragazza che lo idolatrava, ma la mia mente sclerava per il papero permaloso e troppo sfigato, perchè era proprio la sua sfiga a renderlo un vincente, per me.
Credo che ognuno debba trovare i suoi eroi. Perchè la terra ha un disperato bisogno di eroi, basta dare uno sguardo fuori dalla finestra, e perchè probabilmente la sensazione che ci sia qualcuno che quasi magicamente possa dare una svolta alla situazione ci conforta. Quindi ben vengano i vari Superman, Bono Vox, Ibrahimovic e compagnia bella. Però io preferisco ancora l'imperfezione.
Certe volte ci basta guardare alle persone vicino a noi per trovare degli eroi, che siano in famiglia, o tra gli amici, o anche sul lavoro. Altre volte la nostra insoddisfazione ci avvicina a personaggi visti solo fotograficamente, come i protagonisti dei nostri film preferiti, o i cantanti delle nostre canzoni, o i calciatori che ci fanno impazzire.
Stranamente, anche per me è così. Solo che a me non è mai interessato emulare chi ha successo, o il belloccio che uccide il cattivo e si prende la bella di turno, o il centravanti che segna a ripetizione e fa vincere le partite. In ogni persona, ammiro sempre sopra tutto la capacità di essere coerenti con se stessi e la voglia di lottare, anche contro mille demoni e mille frustrazioni. Non ho mai ammirato i numeri 10 pieni di fantasia, ma amavo i numeri 4 che lottano a centrocampo a recuperare palloni preziosi. Quando guardo Guerre Stellari il mio preferito non è mai Luke, ma sempre Ian Solo, e anche in Matrix parteggiavo per Morpheus e non per Neo, nonostante lui fosse il Prescelto e solo lui potesse salvare il mondo. Il mio cantante preferito, oltre per la magia delle sue canzoni, ha conquistato il posto nel mio personale Eden quando ho scoperto che ha preferito morire, piuttosto che venir meno ai suoi principi. Sulla terra questa scelta è considerata quasi da tutti una scelta perdente, ma io l'ho sempre trovata così vincente e affascinante.
Probabilmente è un'inclinazione genetica, o magari una botta in testa presa da piccolo, ma non riesco proprio a non fare il tifo per gli antieroi, quelli che lavorano nell'ombra e che sono pieni di difetti, ma sono proprio quei difetti che alla fine dei conti fanno di questi antieroi ciò che sono. Quando leggevo i primi Topolino, odiavo quel topo perfetto che risolveva tutti i misteri e aveva una ragazza che lo idolatrava, ma la mia mente sclerava per il papero permaloso e troppo sfigato, perchè era proprio la sua sfiga a renderlo un vincente, per me.
Credo che ognuno debba trovare i suoi eroi. Perchè la terra ha un disperato bisogno di eroi, basta dare uno sguardo fuori dalla finestra, e perchè probabilmente la sensazione che ci sia qualcuno che quasi magicamente possa dare una svolta alla situazione ci conforta. Quindi ben vengano i vari Superman, Bono Vox, Ibrahimovic e compagnia bella. Però io preferisco ancora l'imperfezione.
mercoledì 11 maggio 2011
La mia barca
George disse: "Vi sarete accorti che ci siamo messi su una strada totalmente sbagliata. Non dobbiamo pensare alle cose che potrebbero esserci utili, ma soltanto a quelle delle quali non possiamo fare a meno".
George talvolta dimostra di essere davvero assennato. Tanto da lasciare sorpresi. La sua, io la definisco vera e propria saggezza, non soltanto per ciò che riguarda il nostro caso, ma anche in rapporto al viaggio che noi tutti compiamo lungo il fiume della vita. Quante persone, nel corso di questo viaggio caricano la barca al punto di metterla a rischio di colare a picco con una quantità di cose stupide ritenute essenziali per rendere confortevole e piacevole il cammino, ma che in realtà sono soltanto inutile zavorra.
Ammucchiano sul povero, piccolo scafo, fino alla sommità dell'albero, bei vestiti e grandi dimore; domestici inutili e una schiera di amici eleganti che non darebbero un soldo per loro e per i quali loro non ne darebbero due; lo stipano di trattenimenti costosi ai quali nessuno si diverte, di formalità e di mode, di pretenziosità e di ostentazioni, nonchè- e questa è la zavorra più pesante e pazzesca di tutte- del timore dell'opinione dei vicini, dei lussi che si limitano a stancare, dei piaceri da cui deriva soltanto la noia, delle vuote esibizioni, tutte cose che, simili alla corona di ferro del criminale dei tempi andati, fa sanguinare e sragionare la testa dolente che la sostiene!
Si tratta di zavorra, ragazzo mio,soltanto di zavorra! Gettala in acqua. Rende la barca così pesante da spingere che quasi svieni sui remi. La rende così pericolosa e ingombrante da manovrare, che non conosci un solo momento di sollievo dall'ansia e dalle preoccupazioni, non puoi concederti un istante di riposo per la sognante pigrizia, non hai tempo per contemplare le ombre quando sfiorano leggere l'acqua bassa, o i fulgidi raggi del sole che palpitano apparendo e scomparendo tra le increspature, oppure i grandi alberi sulle rive, mentre contemplano la propria immagine riflessa, o i boschi tutti verdi e dorati, i gigli bianchi e gialli, i giunchi che ondeggiano malinconici, i falaschi, le orchidee, o i non-ti-scordar-di-me azzurri.
Liberati della zavorra, amico! Lascia che la barca della tua vita sia leggera, carica soltanto di quello che ti serve...una casa modesta e semplici piaceri, uno o due amici degni di questo nome, qualcuno da amare e qualcuno che ti ami, un gatto, un cane, una o due pipe, quanto basta per mangiare e quanto basta per vestirsi, e poco più di quanto basta per bere, perchè la sete è una cosa perisolosa.
Troverai allora più facile spingere la barca, e non avrà più tanto la tendenza a rovesciarsi, e non avrà nemmeno troppa importanza se dovesse capovolgersi; la mercanzia buona e semplice resiste all'acqua. Avrai tempo per riflettere oltre che per lavorare. Avrai il tempo di dissetarti al sole della vita...il tempo di ascoltare le melodie eoliche che il vento di Dio trae dalle corde dei cuori umani intorno a noi...il tempo di...
(da Jerome Klapka Jerome, Tre uomini in barca, .....fantastico)
George talvolta dimostra di essere davvero assennato. Tanto da lasciare sorpresi. La sua, io la definisco vera e propria saggezza, non soltanto per ciò che riguarda il nostro caso, ma anche in rapporto al viaggio che noi tutti compiamo lungo il fiume della vita. Quante persone, nel corso di questo viaggio caricano la barca al punto di metterla a rischio di colare a picco con una quantità di cose stupide ritenute essenziali per rendere confortevole e piacevole il cammino, ma che in realtà sono soltanto inutile zavorra.
Ammucchiano sul povero, piccolo scafo, fino alla sommità dell'albero, bei vestiti e grandi dimore; domestici inutili e una schiera di amici eleganti che non darebbero un soldo per loro e per i quali loro non ne darebbero due; lo stipano di trattenimenti costosi ai quali nessuno si diverte, di formalità e di mode, di pretenziosità e di ostentazioni, nonchè- e questa è la zavorra più pesante e pazzesca di tutte- del timore dell'opinione dei vicini, dei lussi che si limitano a stancare, dei piaceri da cui deriva soltanto la noia, delle vuote esibizioni, tutte cose che, simili alla corona di ferro del criminale dei tempi andati, fa sanguinare e sragionare la testa dolente che la sostiene!
Si tratta di zavorra, ragazzo mio,soltanto di zavorra! Gettala in acqua. Rende la barca così pesante da spingere che quasi svieni sui remi. La rende così pericolosa e ingombrante da manovrare, che non conosci un solo momento di sollievo dall'ansia e dalle preoccupazioni, non puoi concederti un istante di riposo per la sognante pigrizia, non hai tempo per contemplare le ombre quando sfiorano leggere l'acqua bassa, o i fulgidi raggi del sole che palpitano apparendo e scomparendo tra le increspature, oppure i grandi alberi sulle rive, mentre contemplano la propria immagine riflessa, o i boschi tutti verdi e dorati, i gigli bianchi e gialli, i giunchi che ondeggiano malinconici, i falaschi, le orchidee, o i non-ti-scordar-di-me azzurri.
Liberati della zavorra, amico! Lascia che la barca della tua vita sia leggera, carica soltanto di quello che ti serve...una casa modesta e semplici piaceri, uno o due amici degni di questo nome, qualcuno da amare e qualcuno che ti ami, un gatto, un cane, una o due pipe, quanto basta per mangiare e quanto basta per vestirsi, e poco più di quanto basta per bere, perchè la sete è una cosa perisolosa.
Troverai allora più facile spingere la barca, e non avrà più tanto la tendenza a rovesciarsi, e non avrà nemmeno troppa importanza se dovesse capovolgersi; la mercanzia buona e semplice resiste all'acqua. Avrai tempo per riflettere oltre che per lavorare. Avrai il tempo di dissetarti al sole della vita...il tempo di ascoltare le melodie eoliche che il vento di Dio trae dalle corde dei cuori umani intorno a noi...il tempo di...
(da Jerome Klapka Jerome, Tre uomini in barca, .....fantastico)
giovedì 5 maggio 2011
La mia retrocessione
Come ogni volta, le discese in Terronia mi lasciano novantanove e novantanove spunti per scrivere, spunti che puntualmente lascio cadere nel vuoto perchè non riesco a svilupparli come vorrei, o come almeno vorrebbe la mia mente.
Questa volta ho deciso che preferisco partire a mille per non arrivare da nessuna parte piuttosto che non partire proprio. E ovviamente, parto per commentare ancora una volta quella fantastica creazione che continua a infestare la mia mente, quella fantastica creatura che l'anno prossimo continuerò a seguire di sabato pomeriggio, e di venerdì sera, e di lunedi' sera, e in qualsiasi altro momento Lei lo vorrà. E questo perchè finalmente anche la matematica ci condanna definitivamente, a tornare sui campi polverosi di provincia, citando una frase di un leccese di qualche anno fa. E tra le voci che ci vedono vicini al fallimento, quelle dell'uomo che tanto odiamo che continua a cercare di prenderci in giro, quelle dei mercenari che ormai non hanno più nemmeno bisogno di parlare o anche quelle di chi non c'entra nulla, restano le nostre, quelle di chi non ha mollato e non mollerà mai, che continuerà a urlare al mondo per la maglia e per i colori.
In molti continuano a chiedermi perchè io abbia ancora voglia di seguirLa e di amarLa sopra ogni cosa. Lei, e tutto quello che la circonda, come un autobus pieno di ragazzi che parlano con uno strano accento e che sono grati di aver vinto contro di noi, e cosa più sorprendente anche noi siamo grati a loro di aver perso, per quel rapporto di amicizia e fratellanza tra gruppi di persone che si intendono al volo, a tal punto che se la nostra retrocessione significherà la loro salvezza ne saremo felici allo stesso modo. O come la voglia, citando poeticamente un compagno d'armi, di continuare a gridare e a tenere le braccia al cielo perchè è questo che sappiamo fare meglio, è questo che occupa le nostre giornate ed è questo che ci rende la vita migliore
Ancora una volta mi viene di pensare che sono matto a pensare una cosa del genere. Già, lo penso davvero. Ma niente può battere quella sensazione, when sunday comes...
Questa volta ho deciso che preferisco partire a mille per non arrivare da nessuna parte piuttosto che non partire proprio. E ovviamente, parto per commentare ancora una volta quella fantastica creazione che continua a infestare la mia mente, quella fantastica creatura che l'anno prossimo continuerò a seguire di sabato pomeriggio, e di venerdì sera, e di lunedi' sera, e in qualsiasi altro momento Lei lo vorrà. E questo perchè finalmente anche la matematica ci condanna definitivamente, a tornare sui campi polverosi di provincia, citando una frase di un leccese di qualche anno fa. E tra le voci che ci vedono vicini al fallimento, quelle dell'uomo che tanto odiamo che continua a cercare di prenderci in giro, quelle dei mercenari che ormai non hanno più nemmeno bisogno di parlare o anche quelle di chi non c'entra nulla, restano le nostre, quelle di chi non ha mollato e non mollerà mai, che continuerà a urlare al mondo per la maglia e per i colori.
In molti continuano a chiedermi perchè io abbia ancora voglia di seguirLa e di amarLa sopra ogni cosa. Lei, e tutto quello che la circonda, come un autobus pieno di ragazzi che parlano con uno strano accento e che sono grati di aver vinto contro di noi, e cosa più sorprendente anche noi siamo grati a loro di aver perso, per quel rapporto di amicizia e fratellanza tra gruppi di persone che si intendono al volo, a tal punto che se la nostra retrocessione significherà la loro salvezza ne saremo felici allo stesso modo. O come la voglia, citando poeticamente un compagno d'armi, di continuare a gridare e a tenere le braccia al cielo perchè è questo che sappiamo fare meglio, è questo che occupa le nostre giornate ed è questo che ci rende la vita migliore
Ancora una volta mi viene di pensare che sono matto a pensare una cosa del genere. Già, lo penso davvero. Ma niente può battere quella sensazione, when sunday comes...
domenica 17 aprile 2011
Il mio diluvio
Da un po' di tempo ho una certa fissazione, almeno per quanto riguarda gli argomenti dei post: le persone. Vorrei parlare di quello che penso della gente, vorrei parlare della gente che mi circonda, vorrei cambiare il mondo che mi circonda e forse, come recitava una preghiera indiana tanto cara al Vecchio, dovrei usare tutte le mie forze solo per provare a cambiare me stesso.
In realtà non è che poi alla fine io abbia prodotto poi così tanto, in quanto a scritti concreti. Il fatto è che non riesco a trovare, tra un pensiero e l'altro, un modo giusto per descriverle, e cerco di idealizzare momento per momento la mia vita, come in una fantasia ad occhi aperti, nelle quali ogni tanto mi rifugio per sfuggire alla realtà. Beh, in un certo qual modo, voglio vomitare su di voi un po' di queste mie metafore tanto poetiche.
Immagino un cane: mi cammina accanto senza guinzaglio, ogni tanto si allontana ma poi torna sempre, e quando ne ho bisogno mi lecca anche in faccia; sono tutti gli Amici veri, quelli che mai potrò ignorare, quelli a cui mai dico di no, quelli di cui, a occhi chiusi, so di potermi fidare. Vedo la morte come l'addio al calcio di Roberto Baggio, il Divin Codino: la tua ultima "recita", San Siro in piedi ad applaudirti, e tu che hai la consapevolezza di aver cambiato le cose, e alla tua maniera. Vorrei dimenticare tutte le cose dolorose della mia vita- prendendo in prestito una delle mille perle di saggezza dell'alter-ego JD- ma le rivedo nella mia mente come fossero puntate di una sitcom scadente con sceneggiatori troppo pigri per inventare cose nuove. Penso ad una mano di poker, di quelle mani storte in cui sei convinto di essere vincente e alla fine, a cose fatte, ti senti un idiota, e vedo quei momenti che non ho colto, quelle occasioni che magari non pensavo neanche di poter avere e che ho perso.
Tra le altre novantanove paranoie che non cito neanche, una proprio non riuscivo a trasformarla. Per quanto continuassi a pensarci su, continuava ad essere reale, a non perdere nemmeno per un attimo quel suo essere così viva. E a cambiare tutto, a renderla finta, a trasformarla totalmente, un pizzico della Sub's philosophy , così soprannominata da quella sorella maggiore che non ho mai avuto, e che mi ha visto nella culla, forse l'unica ad averlo fatto, dinosauri a parte. Perchè in fondo era assolutamente l'ondata perfetta per infrangersi contro di me, e dopo aver sommerso tutto, sinceramente restava molto poco. Perchè è stata, senza saperlo, la cesta della sbronza molte e volte volte. Probabilmente ero solo un insetto o un giocattolo di indifferenza, ma sarei stato pronto a giurare di essere il suo samurai senza pace e senza guerra, nell'elastico dei suoi sentimenti. Perchè ha rappresentato il diluvio della mia adolescenza, e l'adrenalina delle mie verità. Perchè, in fondo, inconsapevolmente, era il tuffo dove il mare era più blu, e io ero il suo prossimo relitto...
P.S. Sono le 6 e trenta del mattino. Non dormo da 17 ore, e sono in partenza per seguirLa, ancora una volta. Perchè esserci per Lei è l'unica realtà migliore di tutte le fantasie.
In realtà non è che poi alla fine io abbia prodotto poi così tanto, in quanto a scritti concreti. Il fatto è che non riesco a trovare, tra un pensiero e l'altro, un modo giusto per descriverle, e cerco di idealizzare momento per momento la mia vita, come in una fantasia ad occhi aperti, nelle quali ogni tanto mi rifugio per sfuggire alla realtà. Beh, in un certo qual modo, voglio vomitare su di voi un po' di queste mie metafore tanto poetiche.
Immagino un cane: mi cammina accanto senza guinzaglio, ogni tanto si allontana ma poi torna sempre, e quando ne ho bisogno mi lecca anche in faccia; sono tutti gli Amici veri, quelli che mai potrò ignorare, quelli a cui mai dico di no, quelli di cui, a occhi chiusi, so di potermi fidare. Vedo la morte come l'addio al calcio di Roberto Baggio, il Divin Codino: la tua ultima "recita", San Siro in piedi ad applaudirti, e tu che hai la consapevolezza di aver cambiato le cose, e alla tua maniera. Vorrei dimenticare tutte le cose dolorose della mia vita- prendendo in prestito una delle mille perle di saggezza dell'alter-ego JD- ma le rivedo nella mia mente come fossero puntate di una sitcom scadente con sceneggiatori troppo pigri per inventare cose nuove. Penso ad una mano di poker, di quelle mani storte in cui sei convinto di essere vincente e alla fine, a cose fatte, ti senti un idiota, e vedo quei momenti che non ho colto, quelle occasioni che magari non pensavo neanche di poter avere e che ho perso.
Tra le altre novantanove paranoie che non cito neanche, una proprio non riuscivo a trasformarla. Per quanto continuassi a pensarci su, continuava ad essere reale, a non perdere nemmeno per un attimo quel suo essere così viva. E a cambiare tutto, a renderla finta, a trasformarla totalmente, un pizzico della Sub's philosophy , così soprannominata da quella sorella maggiore che non ho mai avuto, e che mi ha visto nella culla, forse l'unica ad averlo fatto, dinosauri a parte. Perchè in fondo era assolutamente l'ondata perfetta per infrangersi contro di me, e dopo aver sommerso tutto, sinceramente restava molto poco. Perchè è stata, senza saperlo, la cesta della sbronza molte e volte volte. Probabilmente ero solo un insetto o un giocattolo di indifferenza, ma sarei stato pronto a giurare di essere il suo samurai senza pace e senza guerra, nell'elastico dei suoi sentimenti. Perchè ha rappresentato il diluvio della mia adolescenza, e l'adrenalina delle mie verità. Perchè, in fondo, inconsapevolmente, era il tuffo dove il mare era più blu, e io ero il suo prossimo relitto...
P.S. Sono le 6 e trenta del mattino. Non dormo da 17 ore, e sono in partenza per seguirLa, ancora una volta. Perchè esserci per Lei è l'unica realtà migliore di tutte le fantasie.
lunedì 4 aprile 2011
Il mio sentiero
Partiamo da un semplice presupposto: la mia mente non funziona in modo normale. E' un luogo molto bizzarro, dove strane cose accadono. Può succedere che cose mai realmente accadute vi diventino realtà, e che invece la realtà diventi solo lo sfondo di un mondo totalmente diverso. Può accadere di visualizzare sempre le conseguenze possibili di ogni cosa, in modo da trovare sempre un pretesto per tirarmi fuori dalle situazioni. E accade che il mio amore per le metafore e per i simboli venga fuori, e ogni cosa perda il proprio significato per diventare solo immagine di qualcos'altro.
Una stradina di città, palazzi tutti intorno. Una splendida giornata di sole, e così tanto caldo da doversi quasi obbligatoriamente togliersi la maglietta, e restare a torso nudo.Davanti, lontano, la meta, un po' sfocata tra i riflessi del sole, e una camminata che ti porterà lì.
E si cammina, passo dopo passo, piede destro dopo piede sinistro dopo piede destro dopo piede sinistro. Accanto un paio di amici che non sembra abbiano capito che bisogna fare silenzio, e continuano a urlare e saltare. E in loro vedo tutto quello che non riesco ad accettare, tutto quello che non posso cambiare e che non riesco a spiegarmi. Dall'altra parte un altro paio di ragazzi, che camminano fianco a fianco a me, in silenzio, con i pugni chiusi. E' tutta quella gente di cui mi fido, quelle persone che mi sono accanto e che vivono il mio mondo.
La strada sembra non finire mai. Un incrocio, poi un altro, poi ancora altri novantanove, come tutte le insidie che ogni giorno spuntano fuori per farci barcollare. E' come se fosse un sentiero, e bisogna percorrerlo fino alla fine, per vedere che cosa ci sarà al di là della collina. E dopo la camminata, finalmente la meta, lo scopo. Il momento in cui, almeno per due ore, si possono escludere tutti i problemi e godersi la serenità. Il momento in cui si portano le braccia al cielo e ci si sfoga, in qualche modo. Il momento in cui ci si rende conto che esserci è la cosa più importante,e che al di là dei successi o delle sconfitte sia fondamentale continuare a combattere.
E' come se credessi che, una volta finite le stazioni, le strade, i tornelli e roba varia, arriverà sempre il momento in cui le preoccupazioni finalmente svaniranno, e arriverà la serenità, a prescindere dagli insuccessi che potranno venire, e che sicuramente verranno.
Per ora mi accontento di farlo solo when sunday comes, quando arriva il momento che aspetto per tutta la settimana, quando finalmente c'è uno scopo, una ragione per pensare oltre e per dare tutto me stesso.
Non lo so...tutta questa immagine potrebbe essere solo il delirio di un pazzo che vuole farsi forza in qualche modo. Ma mi piace pensare che sia una bellissima poesia...
Una stradina di città, palazzi tutti intorno. Una splendida giornata di sole, e così tanto caldo da doversi quasi obbligatoriamente togliersi la maglietta, e restare a torso nudo.Davanti, lontano, la meta, un po' sfocata tra i riflessi del sole, e una camminata che ti porterà lì.
E si cammina, passo dopo passo, piede destro dopo piede sinistro dopo piede destro dopo piede sinistro. Accanto un paio di amici che non sembra abbiano capito che bisogna fare silenzio, e continuano a urlare e saltare. E in loro vedo tutto quello che non riesco ad accettare, tutto quello che non posso cambiare e che non riesco a spiegarmi. Dall'altra parte un altro paio di ragazzi, che camminano fianco a fianco a me, in silenzio, con i pugni chiusi. E' tutta quella gente di cui mi fido, quelle persone che mi sono accanto e che vivono il mio mondo.
La strada sembra non finire mai. Un incrocio, poi un altro, poi ancora altri novantanove, come tutte le insidie che ogni giorno spuntano fuori per farci barcollare. E' come se fosse un sentiero, e bisogna percorrerlo fino alla fine, per vedere che cosa ci sarà al di là della collina. E dopo la camminata, finalmente la meta, lo scopo. Il momento in cui, almeno per due ore, si possono escludere tutti i problemi e godersi la serenità. Il momento in cui si portano le braccia al cielo e ci si sfoga, in qualche modo. Il momento in cui ci si rende conto che esserci è la cosa più importante,e che al di là dei successi o delle sconfitte sia fondamentale continuare a combattere.
E' come se credessi che, una volta finite le stazioni, le strade, i tornelli e roba varia, arriverà sempre il momento in cui le preoccupazioni finalmente svaniranno, e arriverà la serenità, a prescindere dagli insuccessi che potranno venire, e che sicuramente verranno.
Per ora mi accontento di farlo solo when sunday comes, quando arriva il momento che aspetto per tutta la settimana, quando finalmente c'è uno scopo, una ragione per pensare oltre e per dare tutto me stesso.
Non lo so...tutta questa immagine potrebbe essere solo il delirio di un pazzo che vuole farsi forza in qualche modo. Ma mi piace pensare che sia una bellissima poesia...
martedì 22 marzo 2011
Il mio NumeroDue
Mi sembrava almeno doveroso omaggiare, dopo quasi 3 anni di sofferenze patite fianco a fianco, come due militari in guerra,che fanno carico l'uno delle necessità dell'altro, il mio fedele NumeroDue, il mio braccio meccanico, che non andrà in pensione, ma che purtroppo è stato tradito con NumeroDue 2.0, un altro braccio meccanico più giovane, più potente e che fa cose che il vecchio non fa.
NumeroDue è diventato mio un giorno lontano di qualche estate fa, premio per l'avventura che ero finalmente riuscito a terminare e incentivo per l'avventura in cui mi stavo lanciando. Dopo qualche giorno al mio servizio, era già ovvio che la sua esistenza non sarebbe trascorsa piacevolmente, tra virus potenzialmente letali, programmi poco chiari e la ripetuta tendenza a dover fare più cose insieme, tendenza che lui, come me, poco sopportava.
E' stato il mio braccio destro in molte cose, per esempio quando sulla panchina del Bari tentavo di portare alla nostra città i trofei che sogna, oppure quando passava gran parte del suo tempo su un sito assolutamente inutile(anche lui rimosso, molto tempo fa) cercando di spronare la mia modesta anzichenò vita sociale.
NumeroDue, solitamente, portava sul suo volto qualcosa di importante per me, come la foto di quella trasferta in cui mi sono preso secchiate d'acqua, o una bandiera, o la foto di un posto, o qualsiasi altra cosa. Sulla schiena ha un adesivo con il cane più famoso del mondo, e sotto la tastiera ne ha un altro, con un teschio, due ali e sei lettere ben precise. In questi due anni e mezzo mi ha fatto da televisione, radio, playstation, casinò, biglietteria di aerei e treni. E' riuscito, non sempre positivamente, a riempire tutti i miei secondi liberi, e per questo lo ringrazio e lo glorifico.
Presto NumeroDue passerà nelle mani di LaScusa, dove troverà la sua amica Clic, e una piccola lacrima scenderà dal mio viso, quando lo lascerò. Buona fortuna e grazie di tutto, NumeroDue..
NumeroDue è diventato mio un giorno lontano di qualche estate fa, premio per l'avventura che ero finalmente riuscito a terminare e incentivo per l'avventura in cui mi stavo lanciando. Dopo qualche giorno al mio servizio, era già ovvio che la sua esistenza non sarebbe trascorsa piacevolmente, tra virus potenzialmente letali, programmi poco chiari e la ripetuta tendenza a dover fare più cose insieme, tendenza che lui, come me, poco sopportava.
E' stato il mio braccio destro in molte cose, per esempio quando sulla panchina del Bari tentavo di portare alla nostra città i trofei che sogna, oppure quando passava gran parte del suo tempo su un sito assolutamente inutile(anche lui rimosso, molto tempo fa) cercando di spronare la mia modesta anzichenò vita sociale.
NumeroDue, solitamente, portava sul suo volto qualcosa di importante per me, come la foto di quella trasferta in cui mi sono preso secchiate d'acqua, o una bandiera, o la foto di un posto, o qualsiasi altra cosa. Sulla schiena ha un adesivo con il cane più famoso del mondo, e sotto la tastiera ne ha un altro, con un teschio, due ali e sei lettere ben precise. In questi due anni e mezzo mi ha fatto da televisione, radio, playstation, casinò, biglietteria di aerei e treni. E' riuscito, non sempre positivamente, a riempire tutti i miei secondi liberi, e per questo lo ringrazio e lo glorifico.
Presto NumeroDue passerà nelle mani di LaScusa, dove troverà la sua amica Clic, e una piccola lacrima scenderà dal mio viso, quando lo lascerò. Buona fortuna e grazie di tutto, NumeroDue..
martedì 8 marzo 2011
Le mie domeniche
Dio-o chi per Lui, in questo piccolo angolo di internet stiamo ancora cercando conferma- il settimo giorno, dopo aver creato tutto quello che creò, si mise la sciarpa, andò alla stazione, prese il treno e partì in trasferta. Entrò tranquillamente a spinta nel settore ospiti, si sistemò sui gradoni, alzò le braccia e iniziò a cantare. E vide striscioni, bandieroni, tamburi, megafoni. E disse che era buona cosa.
Noi viviamo tutta la settimana in attesa del giorno di riposo, presi da tutte le nostre occupazioni non vediamo altro che la fine. E se magari ci fosse il tempo di riposarsi, ok. Ma la domenica a casa, in poltrona, è proprio da trimoni.
Si esce presto la mattina, con il sole che ha ancora sonno e tarda a venir fuori, oppure svegli dalla sera prima, in treno o in qualche stazione sperduta della nazione. E si entra subito nel vivo, adrenalina che scorre unita alla stanchezza che già pesa sulle spalle. E si passano ore tra canti, binari e bevande fredde e bionde o calde e scure. E intanto l'attesa sale, l'attesa per quella maglia e quei colori che ovunque hai portato e che continuerai a portare con te per sempre.
E poi arriva il momento, quando si arriva alla Cattedrale di turno, prima un puntino lontano, poi solo un parcheggio ampio e una serie di tornelli da superare, in un modo o nell'altro. E finalmente lì, la distesa verde davanti agli occhi, pian piano si cerca il posto migliore per non vedere la partita e via che si va. Quelle due ore, è per quelle due ore che noi viviamo... Estasi mistica, per dirla in due parole. Quel momento in cui senti contemporaneamente gli arti distruggersi e rinvigorirsi per continuare a lottare, la voce che sfila piano piano e la rabbia che sale quando dalla distesa verde non cacciano la palle e si trascinano avanti e dietro come anime in pena. La mani che tengono quello stendardo che tanto fa emozionare, il coro che sputi fuori con tutti i polmoni e alla fine via, un'altra sconfitta dietro a tutte le altre, e il sorriso amaro ma non troppo di chi sta per retrocedere e non se ne cura.
E quando si riprende il treno, direzione casa, doccetta e dormita, ormai la partita è andata, tutta la stanchezza e i dolori vengono fuori insieme alla frustrazioni e ai rimpianti della giornata(o alla gioia incontrastata, dipende dalla squadra per cui tenete...).
Ieri Amica mi ha fatto notare che da novembre a oggi ho sprecato tutte le mie domeniche. Io ci ho pensato su un attimo: ogni volta perdiamo la partita, i soldi, i neuroni, qualche ora di riposo e tempo che potevamo utilizzare più produttivamente. E sono arrivato alla risposta: non le scambierei per niente al mondo, le mie domeniche(che presto diventeranno sabati, ma questo è un'altro discorso...).
Noi viviamo tutta la settimana in attesa del giorno di riposo, presi da tutte le nostre occupazioni non vediamo altro che la fine. E se magari ci fosse il tempo di riposarsi, ok. Ma la domenica a casa, in poltrona, è proprio da trimoni.
Si esce presto la mattina, con il sole che ha ancora sonno e tarda a venir fuori, oppure svegli dalla sera prima, in treno o in qualche stazione sperduta della nazione. E si entra subito nel vivo, adrenalina che scorre unita alla stanchezza che già pesa sulle spalle. E si passano ore tra canti, binari e bevande fredde e bionde o calde e scure. E intanto l'attesa sale, l'attesa per quella maglia e quei colori che ovunque hai portato e che continuerai a portare con te per sempre.
E poi arriva il momento, quando si arriva alla Cattedrale di turno, prima un puntino lontano, poi solo un parcheggio ampio e una serie di tornelli da superare, in un modo o nell'altro. E finalmente lì, la distesa verde davanti agli occhi, pian piano si cerca il posto migliore per non vedere la partita e via che si va. Quelle due ore, è per quelle due ore che noi viviamo... Estasi mistica, per dirla in due parole. Quel momento in cui senti contemporaneamente gli arti distruggersi e rinvigorirsi per continuare a lottare, la voce che sfila piano piano e la rabbia che sale quando dalla distesa verde non cacciano la palle e si trascinano avanti e dietro come anime in pena. La mani che tengono quello stendardo che tanto fa emozionare, il coro che sputi fuori con tutti i polmoni e alla fine via, un'altra sconfitta dietro a tutte le altre, e il sorriso amaro ma non troppo di chi sta per retrocedere e non se ne cura.
E quando si riprende il treno, direzione casa, doccetta e dormita, ormai la partita è andata, tutta la stanchezza e i dolori vengono fuori insieme alla frustrazioni e ai rimpianti della giornata(o alla gioia incontrastata, dipende dalla squadra per cui tenete...).
Ieri Amica mi ha fatto notare che da novembre a oggi ho sprecato tutte le mie domeniche. Io ci ho pensato su un attimo: ogni volta perdiamo la partita, i soldi, i neuroni, qualche ora di riposo e tempo che potevamo utilizzare più produttivamente. E sono arrivato alla risposta: non le scambierei per niente al mondo, le mie domeniche(che presto diventeranno sabati, ma questo è un'altro discorso...).
mercoledì 9 febbraio 2011
Le mie ossessioni
Stasera è una sera particolare. Almeno, così la sento. Tra un ritorno a casa, un saluto su un mondo che non mi appartiene, e magari anche qualche speranza nascosta. E ho 99mila spunti per aprire un post, dire due o tre cazzate in croce e portare a casa. Solo che mi rendo conto che da un po' di tempo ho smesso di dire un certo tipo di cazzate, le mie preferite, quelle unite l'una all'altra in modo assolutamente random, Diverso da come uno se lo aspetterebbe, quelle in cui provo a raccontare la parte oscura di me stesso, quella brutta parte che spaventa anche me, il mr. Hyde di Dottor Jeckyl. Tutte quelle parti del mondo che restano attaccate ai pochi neuroni restanti, e li asfissiano, e li tormentano fino a diventare delle vere e proprie ossessioni. Quindi opto per una bella smarmellata, apro tutto e vediamo che cosa ne viene fuori.
Per prima cosa, nella mia mente solo LEI. Giusto per specificare che a Brescia ci credevamo davvero(almeno, io si, povero illuso), e che invece ora, molto probabilmente, non ci sarebbe più bisogno di giocare. Già, forse, ma sicuramente ci sarà sempre bisogno, almeno per NOI che ci accontentiamo anche solo di 45', pur di vederla, che non ricordiamo una domenica a casa da moltissimo tempo e che nonostante questo vorremmo che ogni giorno fosse domenica (te l'immagini, la faccia che farebbero...). Come il contagio di un'infezione. E la cerchiamo ancora perchè myLove è la disfunzione, la nostra distrazione, la mia ostinazione.E quella voglia di alzare al cielo le braccia e tirare fuori tutta la voce, comunque vada. E' che non posso sentirmi libero, e un'altra volta mi avvelenerò, e un'altra, e un'altra ancora, e mille e mille altre.
E poi nel cervello un'idea, un'idea sbagliata e senza futuro, il tarlo più difficile da uccidere. Ma è stato così per molto tempo, questo tarlo ha pilotato il mio tormento e ha dirottato il mio buonsenso, fino al punto che non c'era più pace e consolazione. E questo solo perchè questo tarlo si presentava a me come una visione, tra facce da dimenticare, e quella visione ha iniziato a corrodere ogni mio momento, al punto che, tra tristezza e gioia, era sempre quell'idea che io cercavo. Sono in via di guarigione, ma con me non si può mai dire, il mio passato mi ricorda che da questo tipo di idee non riesco a sfuggire senza fingere.
Nell'angolo, un'altra piccola idea, e quella ispirazione data da tante canzoni così diverse, ma che alla fine parlano sempre e solo della stessa cosa. Un'idea per cercare di prendere la vita con più serenità, per superare certi scogli appuntiti e nascosti che ogni tanto la marea scopre, o anche solo per cercare di trasmettere qualcosa di veramente significativo, per oscurare ancora di più quella famosa parte oscura. Perchè voglio vivere d'amore sopra questa terra, perchè è beato colui il quale vive nell'amore, perchè non voglio più essere la vittima dei miei demoni che vengono a tirarmi giù. Per farmi scorrere il mondo addosso, e lascio che le cose ora succedano.
E poi tutte le altre cose, piccole e grandi, dallo studio della stranezza umana ad una serie tv molto particolare, dai weekend pizza-e-Clic proprio a cazzo di cane fino alle dormite moleste con la gente che cerca di telefonarmi e non ci riesce(io odio la gente che mi sveglia, e sopratutto quella che lo fa per telefono), dalla musica che ogni tanto ritorna alla musica che mi accompagna giorno dopo giorno.
E alla fine di tutto la persona con cui fare i conti, giorno dopo giorno. E devo dire che per ora non sono proprio in positivo con questa persona, diciamo che dovrò darmi da fare per pareggiare.
Un salutone a tutti
(avrò fatto almeno 99 citazioni...se proprio volete, cercatele una ad una...)
Per prima cosa, nella mia mente solo LEI. Giusto per specificare che a Brescia ci credevamo davvero(almeno, io si, povero illuso), e che invece ora, molto probabilmente, non ci sarebbe più bisogno di giocare. Già, forse, ma sicuramente ci sarà sempre bisogno, almeno per NOI che ci accontentiamo anche solo di 45', pur di vederla, che non ricordiamo una domenica a casa da moltissimo tempo e che nonostante questo vorremmo che ogni giorno fosse domenica (te l'immagini, la faccia che farebbero...). Come il contagio di un'infezione. E la cerchiamo ancora perchè myLove è la disfunzione, la nostra distrazione, la mia ostinazione.E quella voglia di alzare al cielo le braccia e tirare fuori tutta la voce, comunque vada. E' che non posso sentirmi libero, e un'altra volta mi avvelenerò, e un'altra, e un'altra ancora, e mille e mille altre.
E poi nel cervello un'idea, un'idea sbagliata e senza futuro, il tarlo più difficile da uccidere. Ma è stato così per molto tempo, questo tarlo ha pilotato il mio tormento e ha dirottato il mio buonsenso, fino al punto che non c'era più pace e consolazione. E questo solo perchè questo tarlo si presentava a me come una visione, tra facce da dimenticare, e quella visione ha iniziato a corrodere ogni mio momento, al punto che, tra tristezza e gioia, era sempre quell'idea che io cercavo. Sono in via di guarigione, ma con me non si può mai dire, il mio passato mi ricorda che da questo tipo di idee non riesco a sfuggire senza fingere.
Nell'angolo, un'altra piccola idea, e quella ispirazione data da tante canzoni così diverse, ma che alla fine parlano sempre e solo della stessa cosa. Un'idea per cercare di prendere la vita con più serenità, per superare certi scogli appuntiti e nascosti che ogni tanto la marea scopre, o anche solo per cercare di trasmettere qualcosa di veramente significativo, per oscurare ancora di più quella famosa parte oscura. Perchè voglio vivere d'amore sopra questa terra, perchè è beato colui il quale vive nell'amore, perchè non voglio più essere la vittima dei miei demoni che vengono a tirarmi giù. Per farmi scorrere il mondo addosso, e lascio che le cose ora succedano.
E poi tutte le altre cose, piccole e grandi, dallo studio della stranezza umana ad una serie tv molto particolare, dai weekend pizza-e-Clic proprio a cazzo di cane fino alle dormite moleste con la gente che cerca di telefonarmi e non ci riesce(io odio la gente che mi sveglia, e sopratutto quella che lo fa per telefono), dalla musica che ogni tanto ritorna alla musica che mi accompagna giorno dopo giorno.
E alla fine di tutto la persona con cui fare i conti, giorno dopo giorno. E devo dire che per ora non sono proprio in positivo con questa persona, diciamo che dovrò darmi da fare per pareggiare.
Un salutone a tutti
(avrò fatto almeno 99 citazioni...se proprio volete, cercatele una ad una...)
martedì 1 febbraio 2011
Il mio continuo amore
L'anno scorso lo sfogo arrivò dopo Bologna, la prima partita in cui giocammo veramente male, la prima partita in cui bisognava davvero iniziare a pensare alla parte bassa della classifica, alla zona retrocessione. Alla fine, in meno di due mesi, in quell'occasione riuscimmo a salvarci, a venderci anche qualche partita e a finire il campionato migliore della nostra storia.
Quest'anno, dopo aver anche volato per LEI, la situazione non è proprio la stessa. Quest'anno non abbiamo impressionato l'Italia con vittorie in notturna, pareggi nel caldo di agosto o altre straordinarie imprese. Quest'anno ci è bastato un derby vinto e poco più. E ora, dopo Cagliari, dopo aver sognato il colpaccio in Coppa, dopo aver chiuso il calciomercato, e quindi con la consapevolezza che da qui alla fine LEI non potrà cambiare più, andiamo avanti.
Andiamo avanti perchè in tutte le città siamo stati orgogliosi di cantare che non fa niente, anche se LEI perde sempre; perchè noi ci siamo, non molliamo e non ci tesseriamo; perchè semplicemente per noi non è solo un'infatuazione, e ora che i tempi migliori sono passati non ci defileremo come tanti e tanti che invece mollano. La differenza secondo me sta tutta qui: ci sono quelli che stanno buttando il sangue, i soldi e una buona parte del cervello, e ci sono tutti gli altri che non viaggiano, non si sbattono e francamente non importa più di tanto.
Il problema, quest'anno, è che ci eravamo abituati troppo bene, dopo due anni stratosferici. E se i giocatori in campo lottassero domenica dopo domenica, invece di affrontare le partite con una certa rassegnazione al futuro, ci basterebbe, saremmo contenti, perchè per noi solo quello conta, che la Maglia venga onorata sopra tutto e tutti, proprio come continuiamo a fare noi. Per dirla come la direbbero i fratelli granata di mentalità, "se in campo cacci le palle già sei un campion...".
Se qualcosa è rotto nello spogliatoio, nella società, tra società e spogliatoio, a noi sinceramente interessa poco. Se la serieB è alle porte(e francamente tempo poche partite e potranno rassegnarsi anche i più ottimisti), a noi non interessa, perchè da San Siro a Sorrento il salto non ci spaventa, perchè continueremo ad esserci per LEI, non importa cosa accada. Ma se dagli spalti sai di aver fatto tutto il possibile per LEI, e vedi che in campo nessuno ha fatto altrettanto, allora si, le palle girano, eccome se girano. E forse questi ragazzi dovrebbero capire quanto sia grande per noi l'importanza di QUELLA maglia. Non avrà attaccati sopra scudetti o coppe, nè ne ha mai avuti, ma per noi è la cosa importante che ci sia.
Non capisco nemmeno io dove voglio andare a parare, scrivo le parole una dietro l'altra per come mi vengono fuori. Spero solo per il meglio, spero solo che le cose si risolvano, in un modo o nell'altro, spero solo che prima o poi torneranno a lottare per i colori anche loro dal campo, e se ci fate la cortesia di vincere anche l'altro derby, possiamo scendere tranquillamente.
"...blessing loving from the start, but YOU know WE have to part, that's the way I give myLove....I'm still in love with you...
Quest'anno, dopo aver anche volato per LEI, la situazione non è proprio la stessa. Quest'anno non abbiamo impressionato l'Italia con vittorie in notturna, pareggi nel caldo di agosto o altre straordinarie imprese. Quest'anno ci è bastato un derby vinto e poco più. E ora, dopo Cagliari, dopo aver sognato il colpaccio in Coppa, dopo aver chiuso il calciomercato, e quindi con la consapevolezza che da qui alla fine LEI non potrà cambiare più, andiamo avanti.
Andiamo avanti perchè in tutte le città siamo stati orgogliosi di cantare che non fa niente, anche se LEI perde sempre; perchè noi ci siamo, non molliamo e non ci tesseriamo; perchè semplicemente per noi non è solo un'infatuazione, e ora che i tempi migliori sono passati non ci defileremo come tanti e tanti che invece mollano. La differenza secondo me sta tutta qui: ci sono quelli che stanno buttando il sangue, i soldi e una buona parte del cervello, e ci sono tutti gli altri che non viaggiano, non si sbattono e francamente non importa più di tanto.
Il problema, quest'anno, è che ci eravamo abituati troppo bene, dopo due anni stratosferici. E se i giocatori in campo lottassero domenica dopo domenica, invece di affrontare le partite con una certa rassegnazione al futuro, ci basterebbe, saremmo contenti, perchè per noi solo quello conta, che la Maglia venga onorata sopra tutto e tutti, proprio come continuiamo a fare noi. Per dirla come la direbbero i fratelli granata di mentalità, "se in campo cacci le palle già sei un campion...".
Se qualcosa è rotto nello spogliatoio, nella società, tra società e spogliatoio, a noi sinceramente interessa poco. Se la serieB è alle porte(e francamente tempo poche partite e potranno rassegnarsi anche i più ottimisti), a noi non interessa, perchè da San Siro a Sorrento il salto non ci spaventa, perchè continueremo ad esserci per LEI, non importa cosa accada. Ma se dagli spalti sai di aver fatto tutto il possibile per LEI, e vedi che in campo nessuno ha fatto altrettanto, allora si, le palle girano, eccome se girano. E forse questi ragazzi dovrebbero capire quanto sia grande per noi l'importanza di QUELLA maglia. Non avrà attaccati sopra scudetti o coppe, nè ne ha mai avuti, ma per noi è la cosa importante che ci sia.
Non capisco nemmeno io dove voglio andare a parare, scrivo le parole una dietro l'altra per come mi vengono fuori. Spero solo per il meglio, spero solo che le cose si risolvano, in un modo o nell'altro, spero solo che prima o poi torneranno a lottare per i colori anche loro dal campo, e se ci fate la cortesia di vincere anche l'altro derby, possiamo scendere tranquillamente.
"...blessing loving from the start, but YOU know WE have to part, that's the way I give myLove....I'm still in love with you...
martedì 25 gennaio 2011
La mia sceneggiatura
INTERNO GIORNO. TIPICO PUB INGLESE
TONY(al telefono): Alla Trota-Che-Annega...Dovete venirci a prendere
SOL,VINNY e TYRONE, con dei passamontagna in testa, contemporaneamente entrano e arrivano alle spalle di TONY. SOL gli punta una pistola alla nuca.
TONY(ancora al telefono e del tutto ignaro di avere una pistola puntata addosso): Doug, fiondatevi!
TONY raccoglie il bicchiere di birra, riempito solo per metà, e si guarda intorno in cerca del barman. Non trovandolo, si gira e si siede. Si prende tutto il tempo per mettersi comodo, e solo quando solleva lo sguardo si accorge della pistola.
SOL: Non voglio casini, e non voglio ficcarti neanche una pallottola in testa, ma se non mi dai immediatamente quello che voglio qualcuno farà una brutta fine
TONY(sorridendo): Come ti chiami?
VINNY(rivolgendosi a SOL): Sparagli
SOL cerca di colpire TONY con il calcio della pistola, ma TONY gli immobilizza il braccio.
VINNY(dopo aver tirato fuori la sua pistola): Molla...immediatamente...quella...pistola
TONY sorride ancora e lascia il braccio di SOL
TONY:E così, tu ovviamente sei il grande cazzone, e loro due ai tuoi fianchi sono le tue palle. Ci sono due tipi di palle: palle quadrate e toste, e le palle mosce da finocchio.
VINNY(puntando ancora la pistola): Sono le tue ultime parole, è meglio che le usi per pregare
TONY: Vedi, i cazzoni vanno dritti e ci vedono chiaro, ma non sono intelligenti. Sentono odore di passera e vogliono mettersi a giocare...E tu credevi di aver fiutato una bella passera, e ti sei tirato dietro anche quelle due palline mosce da finocchio per divertimento. Però hai fregato in pieno i tuoi compagni: non c'è passera qui, solo sifilide...Rimpiangerete di non essere nati donne...Da bravo cazzone, se ci pensi ti ammosci, cominci a rattrappirti, e le tue palline si rattrappiscono insieme a te... Il fatto che ci sia "Replica", sul fianco delle vostre pistole, e che invece ci sia "DesertEagle.50"(tirando fuori la pistola dalla sua borsa), sul fianco della mia, dovrebbe precipitare di colpo te e le tue palle nel tuo buco nero. Andate...a farvi fottere.
I tre si guardano, ed escono sconfitti
Mi sembra chiaro che, più che averla praticamente imparata a memoria per poterla riscrivere, non ci sia niente di mio in tutto quello che ho scritto. Il maestro Quentin Tarantino diceva, riprendendo una frase di Stravinskij, che i grandi artisti non copiano, ma rubano. Ed io, che su queste pagine pretendo di essere un grande artista, rubo più o meno fedelmente la sceneggiatura di una grande scena di un grande film, Diverso nel modo in cui piace a me.
E il fatto sta tutto qui, semplicemente io invidio profondamente con tutto il mio cuore chiunque riesca a scrivere una cosa del genere. Sarà per la mia fantasia limitata solo a certe determinate cose, tipo sognare myLove in paradisi che non le appartengono, ma se provassi novantanove volte solo ad immaginare una cosa del genere, penso che ne caverei meno di zero, il vuoto totale, il Nulla.
Sarei apposto tutta la vita...
TONY(al telefono): Alla Trota-Che-Annega...Dovete venirci a prendere
SOL,VINNY e TYRONE, con dei passamontagna in testa, contemporaneamente entrano e arrivano alle spalle di TONY. SOL gli punta una pistola alla nuca.
TONY(ancora al telefono e del tutto ignaro di avere una pistola puntata addosso): Doug, fiondatevi!
TONY raccoglie il bicchiere di birra, riempito solo per metà, e si guarda intorno in cerca del barman. Non trovandolo, si gira e si siede. Si prende tutto il tempo per mettersi comodo, e solo quando solleva lo sguardo si accorge della pistola.
SOL: Non voglio casini, e non voglio ficcarti neanche una pallottola in testa, ma se non mi dai immediatamente quello che voglio qualcuno farà una brutta fine
TONY(sorridendo): Come ti chiami?
VINNY(rivolgendosi a SOL): Sparagli
SOL cerca di colpire TONY con il calcio della pistola, ma TONY gli immobilizza il braccio.
VINNY(dopo aver tirato fuori la sua pistola): Molla...immediatamente...quella...pistola
TONY sorride ancora e lascia il braccio di SOL
TONY:E così, tu ovviamente sei il grande cazzone, e loro due ai tuoi fianchi sono le tue palle. Ci sono due tipi di palle: palle quadrate e toste, e le palle mosce da finocchio.
VINNY(puntando ancora la pistola): Sono le tue ultime parole, è meglio che le usi per pregare
TONY: Vedi, i cazzoni vanno dritti e ci vedono chiaro, ma non sono intelligenti. Sentono odore di passera e vogliono mettersi a giocare...E tu credevi di aver fiutato una bella passera, e ti sei tirato dietro anche quelle due palline mosce da finocchio per divertimento. Però hai fregato in pieno i tuoi compagni: non c'è passera qui, solo sifilide...Rimpiangerete di non essere nati donne...Da bravo cazzone, se ci pensi ti ammosci, cominci a rattrappirti, e le tue palline si rattrappiscono insieme a te... Il fatto che ci sia "Replica", sul fianco delle vostre pistole, e che invece ci sia "DesertEagle.50"(tirando fuori la pistola dalla sua borsa), sul fianco della mia, dovrebbe precipitare di colpo te e le tue palle nel tuo buco nero. Andate...a farvi fottere.
I tre si guardano, ed escono sconfitti
Mi sembra chiaro che, più che averla praticamente imparata a memoria per poterla riscrivere, non ci sia niente di mio in tutto quello che ho scritto. Il maestro Quentin Tarantino diceva, riprendendo una frase di Stravinskij, che i grandi artisti non copiano, ma rubano. Ed io, che su queste pagine pretendo di essere un grande artista, rubo più o meno fedelmente la sceneggiatura di una grande scena di un grande film, Diverso nel modo in cui piace a me.
E il fatto sta tutto qui, semplicemente io invidio profondamente con tutto il mio cuore chiunque riesca a scrivere una cosa del genere. Sarà per la mia fantasia limitata solo a certe determinate cose, tipo sognare myLove in paradisi che non le appartengono, ma se provassi novantanove volte solo ad immaginare una cosa del genere, penso che ne caverei meno di zero, il vuoto totale, il Nulla.
Sarei apposto tutta la vita...
sabato 15 gennaio 2011
Il mio volo
...I'm flying away
running like the wind
as I chase the sun
up spinning around
circles in my mind
sailing over ground...
giovedì 13 gennaio 2011
Il mio derby
Giovedì 6 gennaio, uno squarcio di sole mentre l'inverno inizia a farsi pesante. E una splendida ambientazione per un evento memorabile.
Peccato solo che i giorni precedenti piovve, e parecchio. Già, perchè quell'avvenimento memorabile, il primo derby in A da dieci anni, e in casa dei conigli, a NOI non ci hanno fatto andare. E per NOI intendo quella determinata parte della tifoseria SENZA un certo badge/documento d'identità/ tessera sanitaria/american express oro/tessera blockbuster/ truffa clamorosa ai danni della gente, quella parte della tifoseria che non ha ancora deciso di piegarsi, e che non ha idea di quando lo deciderà.
Lo so, è una posizione scomoda. E qualcuno potrebbe dirmi che chi invece ne era in possesso si è goduto la nostra vittoria, grazie ad un ragazzo della mia età arrivato qualche ora prima( e presto arriva l'estate...attenzione al vostro mare). E ne sarei anche triste, se non avessi fatto un giuramento a me stesso, tipo voto a San Nicola, e per il bene della Squadra. E ne sarei veramente incazzato, se non fosse che questo "spettacolo" tra Babilonia varia(sapete... fdo, società sportive, tesserati) ha prodotto forse lo squallido risultato del derby vissuto peggio della storia, di quello che non può essere chiamato derby.
Sarà che noi non abbiamo un'altra squadra più vicina da adottare come rivale. Roma, Milano e Genova ribollono al pensiero del derby. E Noi, seppur consapevoli del fatto che obiettivamente sia una sfida impari, ci siamo aggrappati a quella città come La Nemica, e quello stadio(forse l'unico al mondo a prendere il suo nome da UNA VIA, ma come si fa??) come il baluardo da raggiungere e demolire(2007, 2008, 2011 and counting...).
A quanto pare queste cose non contano più, lo spirito di una sfida che è particolare perchè la aspetti tutto l'anno, perchè la cerchi quando sfogli il calendario appena uscito, e poi finisci per startene a casa, i ragazzi ci mettono l'orgoglio e avresti voluto mettercelo anche tu, con tutta la voce e le mani al cielo, e portare a casa la vittoria, come ogni maledetta domenica. A quanto pare ora queste cose non esistono più, allo stadio stai in silenzio e seduto, ti alzi in piedi quando segna la tua squadra, e alla fine della partita ordinatamente lasci il tuo posto e te ne vai, senza disturbare tutte le altre persone che, come te, ordinatamente lasciano il loro posto e vanno via. A quanto pare la gente come NOI non molla mai, continuerà sempre ad Amarla, continuerà sempre a cercarla, continuerà sempre a seguirla con ogni mezzo e ogni briciolo di energia. Siamo fatti così, ci dispiace...
Citazione del giorno: "...e se si girano gli eserciti, e spariscono gli eroi, e la guerra poi adesso, cominciamo a farla noi..."
martedì 11 gennaio 2011
Il mio minimalismo
Recentemente su un quotidiano ho trovato un articolo molto interessante, nel quale si diceva che una nuova teoria filosofico-etica consiglia alla persone di vivere possedendo solo 100 oggetti, utili e sufficienti per vivere bene. C'erano delle regole per stilare la lista, come per esempio unire vari oggetti(tipo i libri, o la biancheria intima) in modo da contarli una volta soltanto. E ho deciso di cimentarmi per gioco in questa lista, cercando di comprendere tra le 100 tutto ciò che mi serve. Pronti? Cominciamo...
Per prima cosa ho Azzurra, l'unica in grado di assecondarmi sempre e comunque, e che lotta accanto a me dal primo giorno, e poi ho Numero2, il mio pc, l'unico oggetto in grado di non deludermi mai e di capire sempre quello di cui ho bisogno.
Passiamo all'abbigliamento. Ho tutta una sfilza di boxer e calze(che come detto contiamo come uno), e poi due jeans, uno nero e uno celeste, oltre ad un paio di pantoloni corti estivi, e un altro paio di pantaloni di tuta. Ho una felpa rossa con il nome della mia città, un'altra felpa blu, una nera con una fantasia colorata ed una con un uccello incazzato. Ho una maglietta con la caricatura di Bob Marley, una marrone con Paul Frank regalatami dalla cugina Silvia, un paio del Bulldog, una con Superman che mi ha dato l'Amica e una di un colore indefinibile regalatami dalle amiche disperse. Ho un cappello e due sciarpe, più quella biancorossa che possiedo da quando sono nato e che anche se ho smesso di indossare porterò sempre con me. Ho due cappotti, e tre paia di scarpe.
Ho tre posaceneri, ognuno con una importante storia alle spalle(c'è quello preso la prima volta che sono stato nella città più bella del mondo, un'altro regalatomi da amici che venivano dalla suddetta città e l'ultimo, il più nuovo, che non ha nemmeno un mese e ha già viaggiato per tutta l'Italia). Ho una miriade di accendini, ma penso che se dovessi svoltare sul minimalismo ne terrei soltanto uno. Ho una valigia, un borsone ed uno zaino celeste che porta addosso i segni di tutta la mia vita, dalla scuola media all'ultima trasferta. Ho tre o quattro giochi per Numero2, una lampada da mobile e un ventilatore. Ho cinque maglie di calcio, di cui due dello stesso giocatore e due della Squadra migliore che ci sia. Ho una consolle portatile scippata al fratellino, e ho un mazzo di carte napoletane e uno(cioè, due da 54) di francesi. E ho una valanga di libri, alcuni mai letti, altri letti fino allo svenimento.
Ho sul muro un poster del Bari più bello che abbia mai visto, quello di Guberti e del Pupillo Lanzafame che dominò la serie B, e a dire la verità un po' mi manca(sia quel Bari che la serie B)
Ho un portachiavi biancorosso ed un altro appeso al muro di cui non mi sono mai disfatto. Ho un particolare aggeggio che non saprei come chiamare, ma è più o meno un soprammobile, ed un set di tazzine da caffè. Come soprammobili ho anche un cammello, una tazza, un albero di Natale ed un presepe in miniatura. Ho una specie di portagioie africano regalato da un amico quadrato, e uno svuotatasche con il galletto che ho fracassato una notte di molesta ubriachezza. Ho una bottiglia di Peroni ed una di Borghetti vuote sulla mensola, giusto per ricordarmi sempre chi sono e da dove vengo.
Ho un cellulare nero con una fasciatura di scotch sulla schiena, giusto per far capire sempre chi ne è il proprietario. Ho un lettore mp3 che non uso mai e che puntualmente quando lo accendo mi lascia alla seconda canzone. Ho una brandina comprata un giorno di pioggia di tanti anni fa, e un solo cuscino per due letti.
Ho tutti i miei strumenti per la mia persona(tipo spazzolino, asciugamani e roba del genere), anche questi conteggiabili come uno solo. Ho un documento di identità con una foto assurdamente oscena, una carta gialla che mi rifornisce di denaro ed una celeste totalmente inutile che ho solo perchè mi capita di usarla per comprare le sigarette. NON ho la tdt, e NON la avrò mai.
Ho un taglio di capelli e una barba in continua lavorazione, fino a che non arriverà lo Zen. Ho due mani quasi sempre sudate, e due labbra storte che odio. Ho la pancetta e un numero per sempre stampato sul braccio sinistro, ma è solo pelle, non è immortale, e prima o poi la dovrò buttare. E presto o tardi avrò altri 4 segni sul corpo, quindi penso di poterli contare già ora.
Ho un'Idea fissa in testa, quell'idea che mi fa girare l'Italia e bruciare il cervello(si sa, ogni trasferta è un esame in meno...). Ho un'Amore, ma non so se ho fatto bene a dividere le due cose, in fondo l'Amore è avere un'Idea sempre in testa. Ho rabbia da sfogare, fascino da vendere e timidezza in abbondanza. Ho la musica reggae fissa nel cervello. Ho rimpianti che non ricordo, ho ricordi di cui mi rimpiango, ho rimpianti a cui ogni tanto penso e ricordi a cui penso spesso, e che mi fanno sorridere. Ho un mondo alternativo in cui mi rifugio di tanto in tanto, nel quale è molto difficile che qualche altro riesca ad entrare. Ho paura del futuro, e senso dell'amicizia. Ho la voglia di correre per le persone che amo, e l'istinto di conservazione di un osso tra i denti di un cane. Ho persone di cui mi fido, e altre di cui vorrei tanto fidarmi.
Ho il vizio del gioco.
Sono novantanove, e non riesco proprio a trovare la centesima. Niente da fare, cento sarebbero troppe, e poi devo sempre tenermi un posto da parte per qualcosa che potrebbe sempre arrivare.
Alla fine, 99 non deve essere così male...
Citazione del post(nuova moda passeggera per ovviare alla mancanza di finali in ognuno dei post): " ...Regina di periferia, con gli occhi della rabbia e dell'arcobaleno, che non conoscono la destinazione, che mi dicono buon viaggio a Lacio Drom..."
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